Non sarà un semplice caso che gli eventi naturali degli ultimi anni provochino sempre più danni all’ambiente. Anche se ancora non è possibile accertarlo con sicurezza, pare che ci siano prove scientifiche consistenti sul rapporto tra cambiamenti climatici e tempeste sempre più intense e devastanti. A gettare altra legna sul fuoco i recenti uragani negli Stati Uniti, Harvey e Irma, che hanno inevitabilmente portato in molti a chiedersi se ci sia un legame tra eventi atmosferici così estremi e il riscaldamento globale.

Il dibattito tra gli scienziati su questo aspetto prosegue ormai da tempo e, sulla base dei dati raccolti in questi anni, si è potuto constatare come l’aumento del livello del mare, dovuto al riscaldamento globale, renda più probabili le inondazioni nelle aree costiere sulle rotte degli uragani, facendo sì che negli anni a venire saranno sempre più potenti.

A dare maggiore conferma sono appunto tutti gli eventi che già si sono verificati. Il fatto che il livello dei mari stia aumentando a causa del riscaldamento globale incide notevolmente nel caso di piogge forti e intense, come quelle portate dagli uragani, che causano le alluvioni lungo le coste. Per quanto riguarda la forza dei venti, gli studi del Geophysical Fluid Dynamics Laboratory (GFDL), l’agenzia degli Stati Uniti che si occupa di meteorologia, hanno rivelato che a ogni grado di aumento della temperatura media dovuto al riscaldamento globale i venti si rafforzano di circa 8 chilometri orari. Non a caso i cicloni tropicali con venti più forti mai registrati si sono verificati negli ultimi due anni.

Se si analizza nel dettaglio la situazione attuale negli Stati Uniti, si può vedere, grazie alle immagini satellitari, come l’uragano Irma abbia devastato gran parte della vegetazione delle isole caraibiche che ha incontrato lungo il suo tragitto. Dopo il suo passaggio, i Caraibi hanno praticamente cambiato colore, dal verde acceso sono passati al marrone spento.

Secondo gli esperti della Nasa, la violenza dei venti, che hanno sfiorato i 300 chilometri all’ora quando Irma era ancora alla sua massima potenza, ha strappato via tutte le foglie e sradicato alberi lasciando gran parte del terreno scoperto. Pare, inoltre, che il fenomeno potrebbe essere stato aggravato dal sale marino, sollevato insieme all’acqua dell’oceano, che avrebbe seccato le foglie ancora rimaste attaccate alle piante. Sempre dalle immagini, infine, è possibile vedere i gravi danni agli edifici, molti dei quali distrutti o danneggiati seriamente.

Come in ogni ambito di ricerca, anche in questo campo gli studi sono ancora lunghi e spesso dibattuti, ma questo di certo non deve influenzare la continua lotta per ridurre le emissioni di CO2 e di conseguenza gli effetti del riscaldamento globale.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org