“L’emergenza rifiuti porta Roma direttamente nelle mani della malavita”. È un avvertimento chiaro e diretto quello del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, intervenuto recentemente ad un convegno in Campidoglio dedicato all’ultimo rapporto della Commissione parlamentare Ecomafie sulla gestione del ciclo dei rifiuti nella capitale. “Ho l’impressione che si stia ancora perdendo tempo – ha detto Clini – ma il tempo sta per scadere”. A Roma, infatti, proseguono da mesi le consultazioni per individuare una soluzione accettabile alla chiusura della discarica di Malagrotta, ormai satura, mentre la situazione continua a peggiorare e si rischia seriamente un’infiltrazione di gruppi criminali nella gestione del ciclo dei rifiuti.

Parlando della gravità della situazione nella Capitale, la Commissione parlamentare Ecomafie punta il dito contro l’immobilismo delle istituzioni, “che non hanno affrontato la politica sul ciclo dei rifiuti in modo compiuto” e non sono state in grado di elaborare un programma per un loro corretto smaltimento nel rispetto dell’ambiente. Non è una novità, infatti, che la raccolta differenziata nella capitale sia ferma al 25% e che a Roma manchino impianti adeguati per il trattamento dei rifiuti urbani. E il ministro Clini ha ragione quando afferma che a Roma “il problema non è l’assenza della discarica, ma il fatto che manchi tutto il resto per effettuare un ciclo virtuoso di smaltimento dei rifiuti”.

Poco più di un mese fa, il 2 giugno, lo stesso ministro Clini, insieme al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha preso parte alla presentazione del piano del Conai (Consorzio nazionale imballaggi) per la raccolta differenziata nella“città eterna”. Il piano del Conai prevede un finanziamento di 30 milioni di euro e la divisione della città in sei zone, tra cui alcune dove partirà al più presto la raccolta porta a porta. Si parte dalle aree verdi, dove è possibile attuare con facilità questo sistema, per arrivare alle aree azzurre e grigie, zone in cui è complicata l’adozione di un unico modello di raccolta. I sistemi di raccolta, che attualmente a Roma sono sei, verranno ridotti a due: il domiciliare/condominiale (porta a porta) e la raccolta stradale opportunamente riorganizzata.

Per ora, tuttavia, nulla di fatto. “È sufficiente esaminare la situazione emergenziale che attanaglia ormai da quasi un anno Roma e provincia – scrive la Commissione parlamentare Ecomafie – per percepire nitidamente il pregiudizio di fondo che sta alla base del sistema di smaltimento: questo si è semplicemente trasformato, per taluni, in un business tanto più conveniente quanto più gli enti preposti non hanno realizzato un ciclo integrato dei rifiuti finalizzato al loro smaltimento nel rispetto dell’ambiente”. Quella di Roma, per la commissione, è quindi “un’emergenza ‘annunciata’ da più parti e attesa con evidente immobilismo dagli enti che avrebbero avuto il dovere di neutralizzarla”.

Eppure esiste una soluzione: “Per superare l’emergenza rifiuti – suggerisce la Commissione Ecomafie – è urgente un impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti urbani, necessario a garantire la piena copertura del fabbisogno dell’area interessata dallo stato di emergenza, per il tempo necessario all’avvio degli impianti di smaltimento e trattamento definitivi”.  Alla presentazione del rapporto della Commissione Ecomafie erano assenti però i rappresentanti delle istituzioni comunali, provinciali e regionali, segno che “per superare l’emergenza” manca l’elemento più importante: la volontà politica.

G. L. -ilmegafono.org