Spesso si incontrano band che, pur mostrando qualità, sbagliano il nome scelto, a volte poco coerente con la propria impronta musicale, altre volte troppo contorto o complicato da ricordare. Non è certo il caso dei Geyser, una rock band milanese che, dopo l’Ep autoprodotto “ZERØ”, tanti live e i primi riconoscimenti, ha scelto di tornare in sala per registrare un album di lunga durata, che potesse ben rappresentare la propria idea di musica. Così, prima dell’inizio dell’estate, il 9 giugno scorso, i Geyser hanno pubblicato “Crepe”, prodotto da Pietro Foresti e uscito con Vrec/Audioglobe. Dieci tracce potenti, ricche di energia e ritmi rabbiosi, un’eruzione di cose da dire che sfocia in musica, con la stessa forza di un geyser.
I quattro musicisti lombardi hanno dato vita a un disco robusto, in cui il rock è sporco, d’impatto, graffia e colpisce, mostra una sua identità e, pur non nascondendo richiami alla tradizione alternative e indie italiana, riesce a non appiattirsi mai in qualcosa di troppo sentito. Ogni brano esprime qualcosa e lo fa giostrando bene gli arrangiamenti, lasciando spazio anche ad atmosfere più cupe, che subito si spezzano in un cambio di ritmo fortemente marchiato dal rock. I contenuti sono altrettanto validi, affrontano con coraggio gli spigoli del presente, i conflitti, la stanchezza e la voglia di reagire, di sciogliere le contraddizioni, comprendere e gestire i cambiamenti, cercando di aggrapparsi alle poche certezze che ciascuno di noi possiede.
Quello dei Geyser (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) è un album ben costruito sia sul piano della melodia sia su quello delle parole, un disco intelligente che usa il rock senza stereotiparne la fisionomia. Un lavoro molto interessante che merita di essere ascoltato. Con la stessa voglia di dire qualcosa, con la stessa energia che emana, pronti ad accettare la sfida di guardare le crepe che riguardano anche noi e ciò che ci circonda.
Redazione -ilmegafono.org
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