Un contesto sonoro originale, di quelli che non si trovano facilmente in radio o nei talent show. È il contesto in cui si muove Zarmoi, progetto solista del chitarrista, polistrumentista e compositore ferrarese Francesco Bottazzi. Quella di Zarmoi è un’ambientazione del tutto strumentale che esprime emozioni allo stato puro, emozioni raccolte durante la quotidianità, in giro per il mondo, ed espresse avvalendosi di un mix di sonorità che sanno molto di futuristico. Zarmoi definisce il suo genere come un ambient-alternative, in cui i sample e i loop elettronici si uniscono alle melodie prodotte principalmente da una particolare chitarra a dieci corde, la pedal steel. È un sound particolare e autentico, che proietta l’ascoltatore dentro un sogno, lo fa aleggiare nello spazio vuoto, accompagnato dai suoni che strutturano le sette tracce del disco.

Tuttavia, a nostro modo di vedere, all’interno di “Still” è evidente anche una componente di sperimental-rock di notevole importanza, perché incide a pieno titolo sull’originalità e sulla gradevolezza del prodotto finale. Essa ha il compito di spezzare il minimalismo intrinseco degli altri fattori in gioco, distorcendo la linearità delle melodie e generando quel pizzico di caos che serve per rafforzare quell’ambientazione onirica a cui accennavamo prima.

Anche le armonie appaiono come vinte da un senso di libertà che permea l’intera produzione: gli andamenti e le sequenze armoniche sembrano procedere per inerzia, verso orizzonti che un orecchio superficiale forse etichetterebbe come casuali, mentre uno un po’ più empatico preferirebbe definirli come spontanei e limpidi, il frutto di una trascrizione di emozioni che partono dall’animo dell’artista fino prendere la forma di un prodotto sonoro.

Dentro le tracce di “Still”, sono presenti suoni registrati all’interno di mercati, parcheggi, luoghi abbandonati o in mezzo alla natura. A conferma di come il disco di Zarmoi (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) desideri riproporre le sensazioni della quotidianità, destrutturando tutte le forme musicali e compositive che ci vengono propinate per fare ritorno all’essenziale, alla vera percezione delle emozioni e dell’arte.

Manuele Foti – ilmegafono.org

La copertina dell’album “Still”