Con Giulia Crescentini ci eravamo lasciati lo scorso marzo quando abbiamo avuto il piacere di ascoltare e recensire (leggi qui) il suo bel singolo dai tratti indie: Il freddo è uno stato mentale. Adesso un’occasione nuova per approfondire ulteriormente la sua musica ci viene offerta dal suo nuovo e ultimo brano, uscito lo scorso 9 luglio e intitolato Carillon.

In questo nuovo singolo Giulia riprende e sviluppa il genere musicale del precedente lavoro. Si tratta sempre di un mix tra il cantautorato e le tradizioni indie, ma in questo caso presenta delle strutture armoniche meno evidenti per l’orecchio, che si aggrovigliano ad una effettistica di contorno che rende il prodotto finale di Carillon più vacuo, leggero, quasi onirico.

La voce è più virtuosa, senza alcun timore nel lasciarsi andare, nel percorrere linee melodiche interessanti e forse inconsuete per questo particolare genere musicale. È una voce che racconta di temi profondi, con frasi e parole che scolpiscono uno scenario che ha come leitmotiv una relazione tra due persone che «non può veramente nascere perché i protagonisti proiettano l’uno sull’altra i propri irrisolti».

Carillon non è solo una bella affermazione per il cantautorato indie di Giulia (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) e un passo in avanti dal punto di vista artistico, ma dal nostro punto di vista è innanzitutto un necessario approfondimento delle qualità della nostra artista, una sorta di doverosa conferma che ci aspettavamo dopo il precedente singolo. A questo punto, dopo il secondo brano, possiamo dire che Giulia Crescentini non ha tradito le nostre attese.

Manuele Foti – ilmegafono.org

La copertina del singolo “Carillon”