Da una band che ha scelto Plebei come nome non ci saremmo potuti aspettare altro che una musica per il popolo, un insieme di sonorità e melodie che si pongono come obiettivo quello di raggiungere la coscienza della società e delle persone che la compongono. Esattamente come la loro idea di musica, anche il genere che trattano potrebbe essere dedotto da una analisi etimologica del loro nome. Per darne un assaggio e approfondirne il contenuto sfruttiamo proprio l’ultimo lavoro dei Plebei, ovvero un EP intitolato “Semisterili”, prodotto da Massaga Produzioni e distribuito dallo scorso 28 maggio da Alka Record Label.
Dal punto di vista sonoro, quello che troviamo lungo le cinque tracce che strutturano il disco è un interessante amalgama folk, dentro cui la strumentazione classica si modella a seconda delle necessità del momento, mutando in modo estemporaneo per poi manifestarsi sempre e comunque con una grande varietà. La parte di attore protagonista è lasciata non solo ad una voce estroversa e sicura di sé, ma anche ad una virtuosa e caratteristica fisarmonica, specialmente nella parte solistica strumentale. Quella dei Plebei è una mescolanza sonora che coinvolge e cattura l’ascoltatore non solo per la qualità con la quale viene espressa, ma anche e soprattutto per mezzo di altri accenni e dettagli melodici che si riferiscono ad esempio al cantautorato o all’indie e che fungono come una sorta di ornamento capace di rendere il tutto più originale, staccandosi dai modelli preconfezionati che siamo soliti ascoltare in questo determinato ambito.
La musica dei Plebei (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”), inoltre, non è da confondere con un folk popolare, di quelli che cercano il sicuro effetto attraverso dinamismo ritmico, volume e agglomerati di suoni. In questo caso, infatti, ci troviamo dinnanzi a qualcosa di più ragionato e profondo, in cui le componenti sonore in gioco si intrecciano con una logica precisa, conseguenza di una idea chiara e limpida, da portare avanti. Come detto, all’interno dell’EP dei Plebei, interessante oltremodo non è solo la parte musicale – già di per sé degna a tal punto da far accaparrare ascolti – ma anche quella dei contenuti che possiamo captare lungo le tracce con un po’ di attenzione.
Il significato intrinseco di “Semisterili” è riassunto attraverso una serie di messaggi sterili solo in parte, che non attecchiscono subito, ma saranno in grado di farlo soltanto quando i campi in cui vengono seminati saranno pronti. È l’allusione a un cambiamento necessario che la nostra società deve attuare affinché messaggi come quelli proposti da questa band possano germogliare e produrre i frutti sperati. Insomma, “Semisterili” è un disco di ottimo livello che vi consigliamo di ascoltare, perché gioioso e dinamico e perché strutturato sotto ogni punto di vista.
Manuele Foti – ilmegafono.org
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