Un gruppo nato dall’amicizia e dalla magia degli incontri. Una band che si è evoluta, disco dopo disco, con la voglia di sperimentare e di farlo con coerenza, senza star dietro a dinamiche di mercato o commerciali. Loro sono gli Altare Thotemico e, lo scorso 30 settembre, hanno pubblicato il loro terzo album, intitolato “Selfie Ergo Sum” e uscito con l’etichetta Ma.Ra.Cash Records. Nove tracce dall’atmosfera intensa per un album non facile, complesso nelle trame melodiche così come nei contenuti. Un lavoro discografico che non risulta affatto leggero a un primo ascolto, ma ti fa immergere subito in una profondità che cattura. “Selfie Ergo Sum” sembra costruito come un’opera rock, in questo caso un’opera prog rock, con inflessioni jazz (ben evidenti ad esempio in Luce Bianca) e psichedeliche.
I testi sono il frutto di una elaborazione attenta, filosofica, di una strutturazione complessa che mette insieme tematiche più intime, legate all’essere umano, alla sua essenza, al dilemma tra essere e apparire, e altre più di denuncia della società attuale, del mercato, della produzione, del conformismo politico (“ipermercato, iperpartito…” di cui cantano in Game Over), delle tragedie che coinvolgono alcune parti del mondo e dell’indifferenza di un Occidente sempre più senza memoria.
Musicalmente, gli Altare Tothemico hanno fatto sicuramente un lavoro di ricerca di equilibrio per adattare i recitativi declamati e le parti cantate, compiendo un grande sforzo per rendere con la musica ciò che è il messaggio di ogni singola canzone. Il tutto è trasmesso, come detto, in chiave progressive rock, con cura delle distorsioni delle chitarre e anche interventi interessanti di sintetizzatori, oltre ad alcune cellule melodiche tipiche della musica medievale e un sound che, con gli interventi della voce femminile di Marika Pontegavelli, potrebbe tendere al gothic metal. La voce del front-man Gianni Venturi (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radio) è invece profonda, il cantato quasi non esiste, prevale il parlato, che assume tonalità rock, rabbiose e struggenti.
Nonostante ci sia qualcosa da affinare sulla dizione e sulla produzione audio, nonostante la scelta di un album così “pieno”, con tracce complesse e di lunga durata, premiamo senza dubbio il coraggio di proporre qualcosa di non banale, di ricercato sul piano delle tematiche e degli arrangiamenti, con un concept che non cerca il consenso del pubblico. Un album che è esattamente ciò che gli Altare Thotemico volevano fare, fedeli alla loro idea, alla loro linea. Perché non c’è niente di più bello e giusto di fare esattamente quello che si vuole fare ed esserne soddisfatti, indipendentemente dal plauso del pubblico. Bravi.
Redazione -ilmegafono.org
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