Il contesto dei gruppi musicali è quell’abisso dentro il quale stravolgimenti e cambiamenti sono l’elemento essenziale per la formazione e la definizione del carattere di una band, anche se non tutte ne escono incolumi e rafforzate. I Marvin the Droid invece hanno tirato fuori il meglio dai numerosi cambiamenti di line-up che hanno vissuto negli ultimi anni, tirandone fuori un’essenza musicale completa ed interessante.

La musica dei Marvin the Droid è un concentrato di stili che si identifica grosso modo nel post-rock. Detta così ovviamente può voler dire tutto e niente, perché il post-rock è quel vasto genere che ha raccolto le redini della musica del nuovo millennio, quella musica dal sapore di evoluzione, che fa il bello e il cattivo tempo, che sa graffiare con strumenti elettronici e che magari, solo qualche minuto dopo, è lì pronta ad accogliervi in un abbraccio. Ecco, i Marvin the Droid sono più o meno questo: sanno essere cattivi con gli strumenti, sanno far soffrire gli amplificatori, le corde e le pelli della batteria, ma sanno anche cullarli con ritmi più distesi e riflessivi.

Anche i loro testi potrebbero esprimersi sotto una luce analoga. Si concentrano a tratti su problemi sociali di attualità, oppure si approcciano con leggerezza a tematiche politiche, esprimendo i concetti a volte con un atteggiamento disinteressato, a volte con rabbia, altre ancora con pacata razionalità. Insomma, è un bel mix di contenuti che vale la pena di ascoltare nel loro nuovo album, intitolato “Che ne dici ora?” (di cui abbiamo parlato con loro nell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio).

“Che ne dici ora?” è uscito lo scorso 23 novembre ed è composto da 7 inediti che concretizzano quella stabilità musicale che la band ricercava da tempo. L’attesa è stata ripagata da quanto è possibile ascoltare: la musica si muove sulle ambientazioni post-rock descritte precedentemente, ammiccando al noise, al garage e un pizzico al pop.

Il sound stuzzica l’ascoltatore con effetti elettronici per poi balzare all’assalto, con un’avanguardia di impatto e sicuramente energica che mostra lentamente una struttura interna più soft, dentro la quale la band non ha timore a mettere a nudo le proprie emozioni. Come i veri artisti, d’altronde. Un ottimo lavoro che merita di essere ascoltato e gustato, traccia dopo traccia, per rispondere positivamente alla domanda che dà il titolo al disco.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Che ne dici ora’”.