Il progetto del gruppo che vi presentiamo oggi inizia con una promessa tra due fratelli: Ercole, cantante e chitarrista, e Angelo, batterista. Quest’ultimo, nel 2013, ha una grande occasione, cioè quella di volare negli Usa, a Nashville, per uno stage con il produttore Michael Wagner. La promessa è che Ercole nel frattempo avrebbe scritto un brano e che Angelo, al suo ritorno, lo avrebbe prodotto. Impegno mantenuto. Così nasce la prima canzone e così si forma la band Il Confine. Arriva il primo album, nel 2015, e tanta esperienza live, con collaborazioni importanti e un continuo incontro tra musicisti di livello e con varie esperienze musicali.

Pochi giorni fa è uscito il loro secondo album, “Il Cielo di Pryp’Jat” distribuito e prodotto da Alka record label. Un disco intenso che, con chitarre pesantissime e giri di basso che ci intrappolano, riesce a catapultarci in una dimensione apocalittica, un inferno nel quale l’uomo risulta disperso. Il metal è il loro credo e convince già dal brano d’apertura (Eccedere e cedere), dove trova luogo anche un riuscitissimo assolo. L’angoscia pulsa ma al contempo detta l’urgenza di resistere, di non dissolversi nel buio decidendo appunto tra l’eccedere o il cedere.

La seconda traccia, Tentacoli, risulta invece più accattivante: la musica qui cambia immediatamente e lascia spazio a una impronta decisamente più hard-core (come avverrà anche, più avanti, in Duemilacentotre). Il brano è coraggioso, critica e giudica senza paura. Il Confine, infatti, è un gruppo che non ha bisogno di farsi ben volere, preferisce mettere in chiaro quel che pensa, senza nascondersi. In alcuni tratti, questa band, per le abilità e capacità musicali, per i cori e per le contaminazioni con melodie riuscite, ci riporta ai mitici Rhapsody of Fire, anche se non tocca mai il power metal.

Il cielo di Prip’jat, l’omomimo singolo estratto, ci racconta una storia e smuove con rabbia la fangosa menzogna dentro cui un gran numero di persone ha perso la vita o la speranza (ce ne ha parlato lo stesso Ercole nell’intervista rilasciataci nella puntata di “The Independence  Play” di cui è stato ospite). Una canzone che si spezza con un avvolgente cambio di ritmo e ci incanta contrapponendo sapientemente al metal le voci di bambini, che risultano molto evocative e toccanti. Il sound eterogeneo è una caratteristica che attraversa tutto l’album: questi bravi musicisti, infatti, lasciano spazio a generi molto differenti tra loro, riuscendo anche a essere melodici e profondissimi, come nel brano Abissi, dove il rock è leggero e la voce risulta quasi pop.

La sintesi, settima traccia, grazie al piano, agli archi e alla voce lirica, spiazza e fa capire che Il Confine ha capacità ampissime di sperimentazione e trasformazione. “Trovare il coraggio di essere forti e deviare la storia creando la nostra storia”, cantano, mostrando che per loro resta sempre ben visibile il fatto che restiamo noi gli unici a poter cambiare quello che non accettiamo.

Bellissima poi la chiusura con l’undicesima traccia (Il concetto di dose), che si avvale del prezioso contributo di Ancla, che con la sua splendida voce stupisce per grinta e potenza. Un brano molto coinvolgente, nel quale emerge l’inconfutabile realtà che siamo schiavi e ingoiamo veleno attendendo la dose che ci abbatterà.

Questo album è dunque un bellissimo mix di sonorità, una sintesi di esperienze e personalità differenti costruita con attenzione e cura. Il Confine è un gruppo che risulta completo e complesso, ricco di qualità e capace di offrire numerosi spunti. Riusciranno sicuramente.  Per concludere, il loro progetto forse si può riassumere così: sono essi stessi “il confine” tra quello che ci rende liberi e quello che ci rende schiavi, con le chitarre nel mezzo a suggerirci la via di uscita.

FrankaZappa -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Il cielo di Pryp’Jat”.