Le api non riescono proprio a dormire sonni tranquilli, stando a quanto emerge dalle ultime ricerche in fatto di insetticidi e sostanze utilizzate per le attività agricole. Nonostante le restrizioni imposte nel 2013 dall’Unione Europea, gli insetticidi neonicotinoidi continuano a mietere vittime nella catena alimentare: vittime principali sono proprio le api, già soggette a diverse sventure del genere, seguite da bombi, farfalle, insetti acquatici e uccelli marini, oltre ad altre specie presenti nella catena alimentare. L’allarme è stato lanciato anche da Greenpeace, che ha reso note le analisi rilasciate dall’Università del Sussex, in Inghilterra, che ha raccolto e revisionato analisi e studi scientifici effettuati dal 2013 ad oggi proprio su iniziativa di Greenpaece, che ha commissionato il progetto.

Il declino di api e bombi, importanti insetti impollinatori, potrebbe avere conseguenze dannose non soltanto per il solo equilibrio della fauna, ma anche per le attività agricole o comunque strettamente legate al lavoro umano: la produzione agricola, infatti, dipende anche dal prezioso contributo di questi insetti, il cui apporto naturale è essenziale per la crescita di piante e prodotti alimentari. Ma c’è dell’altro: l’utilizzo intensivo di questi insetticidi colpisce non soltanto i raccolti, ma riuscirebbe a contaminare anche acqua, suoli, piante selvatiche ed acquatiche apparentemente lontane dalla produzione agricola. Insomma, uno stillicidio latente che può essere facilmente evitato.

In passato erano state imposte misure restrittive sui neonicotinoidi, in seguito alle valutazioni effettuate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e alle migliaia di firme raccolte dai cittadini per salvare le api, che spinsero l’Unione Europea a bandire parzialmente tre tipi di neonicotinoidi, chiedendo ai produttori maggiore chiarezza sulle conseguenze provocate. I tre nonicotinoidi indicati dall’UE inizialmente sono il clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam, ma gli studi condotti dall’EFSA affermano che, nel 2016, gli usi dei primi due, prodotti anche dalla nota Bayer, costituiscono ancora un forte pericolo per gli insetti.

Per l’ultimo insetticida indicato, il thiamethoxam, invece, non sono state fornite le indicazioni richieste per valutarne l’eliminazione dal bando. È necessaria, dunque, da parte dei paesi membri dell’Unione Europea, un’azione collettiva per aggiornare la restrizione, elaborandone una nuova che possa garantire la sopravvivenza agli insetti impollinatori e alle altre specie in pericolo. Il primo passo è l’adozione di politiche agricole ed ambientali che puntino sul biologico e l’ecologico, riducendo drasticamente l’uso di qualsiasi insetticida o pesticida ad alta componente tossica.

La mobilitazione di Greenpeace per salvare le api dalle calamità che ne provocano lo sterminio è già attiva da tempo, attraverso petizioni e raccolta firme alle quali è possibile aderire con un semplice click.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org