Appassionati di sport e di attività all’aria aperta, prestate molta attenzione a cosa indossate. È attualissima, infatti, l’inchiesta di Greenpeace che ha messo in risalto la presenza di sostanze chimiche denominate PFC nell’abbigliamento outdoor di vari e importanti marchi. I PFC, in maniera molto spicciola, sono dei particolari fluorocarburi appositamente trattati in laboratorio che, uniti a determinati tipi di tessuti, conferiscono appunto a questi ultimi una maggiore resistenza all’acqua. Il risultato, quindi, è che (solamente in apparenza) essi sono buoni a livello qualitativo e particolarmente adatti a chi ama le escursioni, gli sport all’aperto e quant’altro.
Il problema, però, riguarda l’impatto ambientale e sulla salute delle persone che stanno a stretto contatto con queste sostanze; i PFC, infatti, oltre a essere difficilmente biodegradabili, pare incentivino la nascita di gravi malattie (tra le quali il cancro) nel soggetto che è spesso a stretto contatto con queste sostanze. È dunque un problema da non sottovalutare questo dell’abbigliamento, in particolare quello outdoor, soprattutto perché circa il 90% degli indumenti presenta qualche traccia di PFC.
Per contrastare la divulgazione di questo metodo di produzione, è stata lanciata una campagna denominata “Detox Outdoor” che ha l’obiettivo (oltre a quello conoscitivo del problema vero e proprio) di sensibilizzare le grandi aziende produttrici, 34 delle quali hanno già appoggiato l’iniziativa.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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