La famosa e fantomatica fine del mondo predetta dagli antenati Maya: anni di speculazioni mediatiche, programmi interamente basati su questo argomento, come se si parlasse di un dato di fatto, di un esito certo ed inequivocabile. E invece siamo ancora qui, a commentare sarcasticamente che la fine del mondo arriverà presto, sì, ma per i problemi che la società non ha trattato e ha lasciato crescere nascosti dietro l’angolo, l’angolo dei media, appunto. Anche chi è dentro il mondo della musica ha potuto notare tutto ciò e ha voluto interpretare a modo proprio questa strana e discutibile profezia: loro sono i Filth in my garage.

La storia di questa band ha inizio nella seconda metà del 2007, una storia che fin da subito ha avuto un buon avvio sotto diversi aspetti: poco più di 5 anni di attività, tante esibizioni dal vivo e due lavori discografici, seppur di breve durata, già alle spalle. E adesso…la loro fine del mondo, un altro ep rilasciato il 10 gennaio scorso, dal titolo diretto, chiaro e difficilmente equivocabile: “12.21.12”.

Come ogni ep, il numero di tracce è ristretto e ci si limita solamente alla proposizione di tre composizioni (seppur si contino oltre 20 minuti di musica), ovvero Past, Present e Future, le quali racchiudono la personale idea della band riguardo alla famosa profezia Maya.

Il genere trattato nei tre pezzi è quello dell’hardcore, con riferimenti pesanti al noise-rock; musica piena di dissonanze, di riff crudi, quasi rabbiosi ed incalzanti, di continui intrecci di melodie e quant’altro. Insomma, sicuramente poco adatta a chi cerca un po’ di relax. I temi trattati nei testi, come spiegano i membri della band, riguardano le problematiche legate specialmente ad una fine verso la quale il nostro mondo si sta dirigendo, in termini di ambiente e società, causati “dall’ignoranza della specie umana che cerca di trarre tutto a suo vantaggio senza pensare alle conseguenze alla quale le sue azioni possono portare”. Pienamente condivisibile.

Ecco la fine del mondo secondo i Filth in my garage, i quali, seppur coinvolti musicalmente in un genere che non riscuote molto successo tra le nuove generazioni, hanno l’obiettivo di esprimere concetti profondi. Concetti espressi, ancora una volta, tramite la musica.

 Manuele Foti –ilmegafono.org