Il potere, da sempre e in qualsiasi sua manifestazione, è bugiardo. Si fonda sulla costante celebrazione della menzogna, su bugie confezionate a dovere, con l’aiuto dei “servitori mediatici”, per essere poi offerte al popolo, in buona parte pronto a ingoiarle sotto forma di verità. La storia si ripete sempre, ciclicamente, facendo emergere gli stessi vizi, le identiche strategie di costruzione della menzogna, basate sulla negazione o sulla delegittimazione della verità e sulla ostilità nei confronti di chi la mette a nudo, svelando l’inganno. Fondamentale per la conquista o il consolidamento del consenso, la bugia ha bisogno di costruire quello che è un elemento funzionale alla strategia che la contiene: vale a dire un nemico. Che sia una categoria di persone, un avversario politico, un altro popolo o un’etnia, poco importa. Il modello ne ha bisogno e se non è facile trovarne uno immediatamente riconoscibile e a portata di mano, bisogna crearlo, plasmarlo, riempirlo di connotazioni negative che possano essere più forti di qualsiasi verità.

La destra, sia l’ultima versione sia quelle precedenti, ha approntato tutta la sua strategia di assalto e poi di gestione del potere seguendo questo modello. Che oggi, in Italia, trova una delle sue espressioni più calzanti nel ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Lui, un tempo stratega ombra dell’ex ministro Salvini e oggi divenuto attore protagonista. Dalla sua poltrona di comando, Piantedosi, sta tirando fuori tutto il repertorio razzista e xenofobo che già era emerso ai tempi della stesura dei decreti Salvini, quelli impropriamente definiti “decreti sicurezza”. Sembrava il peggio, ma il peggio doveva ancora arrivare. Bisognava solo aspettare che il Matteo meno conosciuto prendesse il posto di quello più noto. Il peggio, alla fine, è arrivato. Ed è composto da strafalcioni, affermazioni indecenti e spietate, che colpevolizzano le vittime, ma anche e soprattutto da mancate risposte e da tante, tantissime menzogne.

L’ultima è quella smascherata dalla ong Mediterranea Saving Humans, che ha smentito, con tanto di immagini eloquenti, le parole del titolare del Viminale, il quale, rispondendo all’interrogazione di un parlamentare, aveva affermato che la nave Mare Jonio, imbarcazione dell’ong, era intervenuta in acque internazionali a soccorrere un barchino, con a bordo oltre 45 naufraghi, mentre già era in corso l’intervento di una motovedetta libica, la 658 “Fezzan”. Una bugia enorme, visto che Mediterranea ha mostrato, anche attraverso un video, di essere intervenuta prima, quando il barchino era circondato solo dal mare, e di avere pure subito l’attacco armato da parte dei libici. L’ong ha raccontato pubblicamente quello che è accaduto, dopo che, in fase di sbarco, aveva reso dichiarazioni spontanee e consegnato documentazione fotografica e video sia alla Guardia Costiera italiana sia alle forze di Polizia presenti nel porto di Pozzallo.

Perché allora Piantedosi ha mentito? Qual è la necessità di negare la verità? Il motivo è duplice: continuare a mettere in cattiva luce e colpire le ong e al contempo continuare a coprire l’accordo ignobile che il nostro Paese ha da diversi anni con la Guardia Costiera libica, ossia con chi è direttamente coinvolto nel traffico di esseri umani. Ma c’è un’altra uscita del titolare del Viminale che emana il cattivo odore dell’ennesima menzogna, vale a dire quella sulla sicurezza dei nostri confini, dopo l’attacco dell’Iran a Israele. Il ministro, senza alcuna prova di intelligence, ripropone la vecchia storia del terrorismo che si infiltra attraverso i migranti che arrivano con gli sbarchi nel Mediterraneo e con i flussi dai Balcani. Traduzione immediata: gli immigrati sono tutti potenziali terroristi, quindi dobbiamo aumentare i controlli e, di conseguenza, limitare sempre di più i diritti.

La stessa funesta logica che ha animato il Patto UE sull’asilo e sulla migrazione appena approvato dal Parlamento europeo e per il quale Piantedosi si è speso molto. Un patto orrendo e disumano, che mostra la perfidia e il cinismo di un’Europa sempre più chiusa e indifferente, che ancora una volta mette gli interessi elettorali al centro rispetto ai diritti umani e alla loro tutela. Un piano che: restringe le possibilità di ottenere asilo, aumentando l’arbitrarietà del decisore; esternalizza l’accoglienza; estende le procedure di identificazione anche ai bambini dai 6 anni in su, esponendo donne e bambini stessi al rischio di una detenzione alle frontiere dell’Unione europea; limita la libertà di circolazione dei richiedenti asilo nel territorio europeo; distrugge il principio di solidarietà, sostituendo la vera accoglienza con un pagamento in denaro che serve solo agli Stati renitenti per togliersi il problema.

Un piano che non punta sui corridoi umanitari e sulla possibilità di garantire vie legali a chi fugge da situazioni di difficoltà di vario tipo (perché non esistono solo le guerre), né supera i vincoli della Convenzione di Dublino, non attiva meccanismi di solidarietà tra gli Stati, né prevede un’attività europea di monitoraggio e soccorso in mare, che rimane ancora gestita da Paesi terzi nei quali i diritti umani vengono costantemente negati e che sono pienamente coinvolti nella tratta di esseri umani. Il Patto Ue sull’asilo e sulla migrazione che tanto piace a Piantedosi e che i vertici europei hanno definito storico, in realtà è solo un’accozzaglia confusa, crudele e giuridicamente ingiusta, che serve esclusivamente a mostrare i muscoli verso i più deboli, lasciando che i trafficanti possano continuare a operare in maniera indisturbata. Il gioco europeo è sempre lo stesso: facciamo in modo che i migranti restino nelle mani di chi li vessa, li fa partire, se li va a riprendere, con la copertura di Paesi come l’Italia, e li riporta nei lager per vessarli ancora, farli partire di nuovo, andarli a riprendere e così via, triplicando i guadagni dei carnefici e le sofferenze delle vittime.

Con il benestare dell’UE e del governo italiano. Che parlano di grande risultato, ma in realtà, per ragioni diverse, sono tutti scontenti e divisi tra loro. Menzogne anche queste, come quella di Piantedosi sull’intervento della nave Mare Jonio o sul rischio terrorismo legato ai flussi migratori. Menzogne, come quelle del governo italiano, della sua premier Giorgia Meloni, del suo viceministro Salvini e del ministro Piantedosi sulla strage di Cutro, rispetto alla quale la verità che sta emergendo conferma le responsabilità gravissime di chi, per puro tornaconto politico e per crudeltà ideologica, ha scelto di cambiare le regole di ingaggio, condannando a morte più di 90 persone che si sarebbero potute salvare. C’è un’inchiesta in corso e il tempo e la storia sceglieranno le definizioni più giuste per i personaggi che oggi popolano il governo. Ma prima di ogni decisione giuridica, esiste una dimensione morale. E la morale non ha alcuno spazio per chi ha fatto della menzogna un’arma, che ha prodotto conseguenze drammatiche sulla vita delle persone. E chissà quante ancora ne produrrà.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org