La nuova stagione 2022-2023 a Milano si è aperta, il 7 ottobre, con una mostra tutta siciliana: “Perle ai porci” è la nuova personale dello street-collage-artist Demetrio Di Grado (di Caltagirone), curata da Angelo De Grande (di Siracusa) e promossa dalla ragusana Sudestasi Contemporanea, ormai quasi al terzo anno di collaborazione con l’azienda di illuminotecnica Marset, che ospita le esposizioni nel suo showroom di Brera. Non è la prima volta che in questo contesto viene presentato Di Grado, ma l’ennesimo successo registrato durante il vernissage fa capire che la sua arte ha trovato il giusto spazio nella città meneghina. Dato che su questa rubrica abbiamo già intervistato Demetrio Di Grado, questa volta faremo qualche domanda al curatore, Angelo de Grande, per capire meglio l’intenzione che si cela dietro questa mostra.
Cominciamo dal titolo. Da dove viene “Perle ai porci”?
“Perle ai porci” è un modo di dire che non ha bisogno di essere spiegato. Oppure sì? Mi limito a dare qualche informazione sull’origine di questo detto. Si tratta di una frase biblica che affonda le sue origini nel vangelo di Matteo: “Neque mittatis margaritas vestras ante porcos”, non gettate le perle ai porci. Cristo esortava i suoi apostoli a non condividere la buona novella con esseri impuri. Con queste parole, Demetrio Di Grado sembra voler creare una cesura tra l’artista e il fruitore. Sembra quasi non voler esporre le sue opere a un pubblico ordinario, un pubblico che non capirebbe la profondità del suo messaggio, “la buona novella”. Ci prende un po’ in giro. Sembra porsi su un piedistallo, moderno predicatore di bellezza e poesia, per distribuire a un pubblico affamato “margaritas” (perle, non pizze!), opere preziose da assaporare, non da divorare.
Sappiamo che Demetrio Di Grado vanta una produzione, oltre che longeva, vastissima di opere. La selezione presentata a questa mostra è inedita?
“Perle ai porci” è un progetto pluriennale a cui Demetrio pensa da un po’, nato con l’esigenza di mettere da parte pezzi speciali (perle, per l’appunto) per un progetto a lungo termine che oggi, per la prima volta, viene esposto al pubblico nei locali dello showroom Marset. Si tratta di opere di piccole dimensioni (formato A4) realizzate con la minuzia che contraddistingue lo stile di Di Grado: pezzettini di carta accostati e sovrapposti, per creare uno sfondo astratto, a figure femminili che sembrano gridare una profonda insofferenza alla vita.
Lo stile peculiare di questo artista lo rende riconoscibile a colpo d’occhio, ma la sua forza è sicuramente la chiave “vintage-pop” che ne rende accessibile il messaggio ad un pubblico molto vasto.
Queste figure, quelle di Demetrio, sono estratte dalle riviste degli anni ‘50 e ‘60, compulsivamente raccolte per offrire un immaginario lontano con cui comunicare frasi molto attuali. Puro equilibrio tra poesia e immagine: questa frase può sintetizzare l’intera produzione di Demetrio di Grado, artista ma anche poeta ermetico e fine provocatore, felice di nascondere messaggi scomodi dietro splendidi sorrisi. Con “Perle ai porci”, Demetrio si impone nella lunga tradizione del collage “anarchico”, inaugurata un secolo fa dalla corrente dadaista. I suoi collages, dove la figura femminile è protagonista incontrastata, descrivono sensazioni o sentimenti, e in questa serie sembrano quasi raccontare una storia.
Sarah Campisi -ilmegafono.org
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