In questi giorni è arrivata alle orecchie di tutti la notizia della dimissione di gruppo del comitato scientifico degli Uffizi, composto da Tomaso Montanari, Donata Levi, Fabrizio Moretti e Claudio Pizzorusso. Il fatto ha sollevato molto clamore e ha indirettamente pubblicizzato l’evento che ha scatenato il contenzioso: la grande mostra per l’anniversario della morte di Raffaello Sanzio (1483-1524). Il problema è, infatti, sorto da un dipinto di Raffaello, “Leone X con i cardinali”, che, pur appartenendo a una lista di beni inamovibili dal museo, è stato portato a Roma all’insaputa del comitato scientifico. Quest’ultimo, dovendo riunirsi proprio in quei giorni per allungare la lista di opere inamovibili dagli Uffizi, ha ritenuto vano il lavoro fatto fino a quel momento e inutile portarne avanti altro.
Con una scelta eticamente inoppugnabile, il comitato ha deciso quindi di rassegnare le dimissioni. Il gesto mira alla sensibilizzazione sull’argomento della gestione dei beni culturali che sono in balia di politica e sponsor e non degli specialisti. Il caso del quadro in questione è banale, e anche se sembra una presa di posizione fine a se stessa, punta a minare un sistema bacato dove le regole sono facilmente aggirabili. L’opera di Raffaello è appena stata restaurata dall’Opificio delle Pietre e per fortuna non teme nulla; è in ottima salute e può essere spostata ed esposta al grande pubblico.
Ci sono stati casi diversi, dove le opere rischiavano di più e sono state spostate e messe ugualmente in mostra (ci si riferisce per esempio all’Annunciazione di Antonello da Messina del museo Bellomo di Siracusa). Il mercato dell’arte va sempre in contrasto con la conservazione della stessa. Bisognerebbe trovare un equilibrio che permetta la realizzazione di grandi mostre tutelando le opere. Perché non dobbiamo mai smettere di ricordare che è nostro compito trasmettere questi beni a chi verrà dopo di noi.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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