Sono passati due anni. Un’autobomba nelle campagne maltesi uccise senza pietà Daphne Caruana Galizia, una giornalista diventata simbolo di un lavoro che diventa ogni giorno sempre più difficile. L’unica colpa di Daphne è stata quella di voler andare fino in fondo, scovando quella verità che tanti cercano, bramano e pretendono, ma che pochi sanno difendere, talvolta a costo della vita stessa. Così com’è successo a Daphne, saltata in aria il 16 ottobre 2017. Donna coraggiosa, madre, giornalista e blogger, aveva scoperto le collusioni tra malavita e potere politico diventando di colpo un elemento scomodo nell’isola di Malta, un paradiso che per la libertà di stampa si sta trasformando inesorabilmente nel più buio degli inferni.
Dal giorno in cui Daphne è morta qualcosa è cambiato nelle coscienze e nell’opinione pubblica: nel corso degli ultimi due anni sono state tante le iniziative per ricordarla e mantenere viva la memoria del suo prezioso lavoro. Una testimonianza che vive nelle parole di Matthew, maggiore dei suoi tre figli, che ha deciso di dedicare la sua vita alla ricerca della verità. Per l’omicidio di Daphne sono stati arrestati tre uomini, Vince Muscat e i fratelli Alfred e George Degiorgio, ma sui mandanti si brancola ancora nel buio: poco l’interesse delle istituzioni, indagini deboli, così come sottolinea Matthew.
Un mese prima di morire, il 16 settembre 2017, Daphne aveva pubblicato sul suo blog “Running Commentary” una denuncia aperta sulla corruzione del suo Paese: “Ci sono corrotti ovunque. La situazione è disperata”. Perché Daphne, nonostante le minacce continue, non si era mai fermata. Continuava a essere quella giornalista scomoda che qualcuno ha deciso di togliere di mezzo, lasciando ancora un vetro appannato sui rapporti tra criminalità e potere politico e finanziario.
“Se incontrassi mia madre oggi, le direi che noi non molleremo mai”, commenta Matthew. E se sua madre è rimasta sola, poco prima di essere ammazzata, dobbiamo allora promettere a noi stessi e al mondo, quello che combatte ogni giorno per la verità, ma anche a chi nella verità ormai non crede più, che Matthew e tutti i giornalisti armati di sole idee, carta, penna e tastiera, non saranno soli. Non possiamo permettercelo. Non possiamo permettere che il lavoro di Daphne Caruana Galizia finisca lì, dove l’auto è esplosa e dove la verità ha subito uno schiaffo che fa ancora troppo male.
Redazione -ilmegafono.org
Commenti recenti