Se non amate la routine, nemmeno quando si tratta di musica, e preferite andare alla scoperta di qualcosa di imprevedibile che vi attragga e vi soddisfi, l’artista che vi presentiamo oggi è ciò di cui avete bisogno. Alberto Bettin (ascolta qui la puntata di “The Independence Play” a lui dedicata) è un bravissimo cantautore e musicista veneziano che, tra tecnica compositiva, intuizioni suggestive e sapiente utilizzo delle parole, riesce a farci viaggiare tra situazioni differenti, con linee sonore che, passando da richiami classici a ritmi jazz, mettono insieme il meglio della canzone d’autore italiana e internazionale.
Questo egregio intreccio di stili e sonorità è il marchio di qualità del suo album d’esordio, intitolato “L’Impossibile l’Imprevedibile” e appena pubblicato (il 20 ottobre) con l’etichetta Gutenberg Music/Caligola Records. Undici tracce molto particolari che, pur attingendo dalla tradizione, riescono a ritagliarsi una identità precisa, a conquistarsi uno stile che è proprio di questo raffinato e intelligente artista. Un disco irriverente, a tratti giocoso, ironico, imprevedibile, romantico, capace di trattare temi anche molto seri, di accarezzare la passione della denuncia, ma sempre con quella grazia che la riuscita sintesi di generi e parole riesce a conservare.
Non c’è necessità di urlare per combattere la paura, la violenza, l’ipocrisia che caratterizzano la società moderna. Bastano una struttura melodica matura, con fiati, pianoforte, assoli jazz e parole ricche di immagini e suggestioni, per raccontarci quello che siamo noi e quello che è il nostro mondo. Un mondo fatto di orrori, piccolezze umane, falsità, ma anche di rinascite, speranze, ricordi, amore e crisi personali. Bettin riesce a raccontarci molto bene con le sue parole ciò che le note, da sole, non riuscirebbero a chiarire. Non è un caso che nasca prima come musicista e che poi, nella sua maturità musicale, abbia deciso di dedicarsi alla scrittura.
Le sue canzoni così risultano mature, sono quadri ben dipinti che si susseguono, portandoci lungo un percorso che varia continuamente, salvandoci dall’appiattimento di un tema, di un’atmosfera, di un’emozione. Siamo invitati a non abbatterci troppo ma anche a non cullarci troppo, un po’ come ci accade nella vita di tutti i giorni. Scorrendo le tracce, si va dalla rabbia e dal dolore di Quando va bene fino alla denuncia cruda e provocatoria di Famosi in famiglia o di L’italiano fiero (con il suo ritmo incessante che permette alla voce di assumere una impostazione meno classica, risultando ancora più efficace).
Si passa attraverso la dolce e fragile Canzone debole e la romantica La donna che sarei, per arrivare a Le luminarie che, in un perfetto connubio tra musica, parole e cantato, riesce a farci vedere il dramma buio e terribile della guerra e la luce di una speranza di pace che si riaccende in mezzo alla paura. C’è spazio anche per l’interiorità dell’artista, le sue passioni, le crisi (Una scusa per pregare), le battaglie con se stesso e con i propri sogni, come in Nonostante, dove l’intro e gli intervalli jazz sono una vera chicca.
Strade bianche è un inno ai ricordi, a quelle sensazioni di vissuto, a quei pezzi di memoria che nascono dentro una giornata in cui le nuvole fanno a gara con i pensieri e richiamano strade bianche che portavano via verso ore spensierate e piene di luce. Dopo la traccia che dà il nome all’album (L’Impossibile l’Imprevedibile), con il suo ritmo allegro e frizzante, il tema della memoria ritorna e il sipario cala tra le note delicate, i violini e i fiati di Da un citofono in America, brano intenso, struggente, commovente come quel tempo che è andato via, è passato, ma ci è rimasto dentro, con immutata, eterna emozione.
Questo disco è davvero ricco, pieno, imprevedibile, con chiavi sonore molteplici che mantengono una invidiabile pulizia armonica, sulle quali Bettin gioca incastrando parole e immagini in maniera egregia. Ne emerge una perfetta coerenza, nell’alternanza tra jazz e cantautorato, tra ritmi vivaci e ambientazioni romantiche e più intime. Bettin si rivela dunque un artista completo e poliedrico, con la voglia e il coraggio di esprimere il suo messaggio, di descriverci il suo mondo o il punto di osservazione che egli ha scelto e messo a disposizione dell’ascoltatore, con leggerezza e grazia, senza mai risultare pesante o barocco. Un esordio davvero interessante.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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