I No Frontiers sono ormai una band navigata, nata agli albori del nuovo millennio, influenzata da quella voga tutta punk che circolava ed entusiasmava i giovani in quel particolare periodo musicale. Era una musica nella quale la potenza sonora e il caos regnavano da padroni, i distorsori arrivavano spesso alla saturazione e le bacchette percuotevano selvaggiamente i rullanti.
La musica dei No Frontiers è però qualcosa di meno impulsivo, di più ragionato, che si distacca un po’ dal concetto precedentemente espresso di punk e si allinea verso il rock. Il loro sound trova dunque collocazione in quel genere che è il punk-rock, per l’appunto, entro il quale vengono mantenute le caratteristiche principali dell’uno e dell’altro genere, tirando fuori sì qualcosa di energico, ma senza essere troppo confusionari o eccessivamente stressanti per l’orecchio dell’ascoltatore.
Come capita spesso quando si trattano queste fusioni di generi, il musicista viene portato quasi istintivamente alla sperimentazione compositiva, spostandosi leggermente verso suoni e ritmi propri di altri stili vicini a quello prediletto. Accade anche ai No Frontiers che, nel corso della loro carriera, si sono spinti insieme alle loro tracce verso altri rami del rock, come il power, l’heavy e il ballad.
Una dimostrazione arriva proprio dalle nove tracce uscite a fine 2015, che insieme rappresentano l’ultima fatica discografica della band, la terza dai tempi della loro formazione: un Lp intitolato “Moving Forward”. Interamente auto-prodotto, strutturato da inediti che per la maggior parte si rifanno al loro genere di riferimento di cui abbiamo parlato prima, questo lavoro rappresenta un altro passo in avanti per la band, la quale, dopo il cambio di line-up, ha deciso di procedere nel modo migliore, mischiando le loro evoluzioni musicali a quel punk-rock che è il loro marchio di fabbrica.
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Manuele Foti -ilmegafono.org
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