Avete presenti le colonne sonore di un film di Nicolas Winding Refn? Insomma, piano sequenza e colonna sonora? Bene, questa settimana vi diamo la colonna sonora. No, non sono i College di A real Hero. No, neppure Kavinsky di Nightcall. Sono i RIJGS e se si chiamano strano è solo colpa delle iniziali dei loro nomi.

Questa nazionale di artisti, per provenienza e non per numerosità, tira fuori infatti delle sonorità molto particolari. Parole? Giammai. È una colonna sonora, ve l’ho già detto. Sì, ma una roba strana. Non ci sono i beat che accompagnano Ryan Gosling e il suo stuzzicadenti per la strada di una periferia americana qualsiasi. Qui c’è qualcosa di un po’ più grezzo, un po’ più malato dell’ordine razionale imposto dai beat.

Qui c’è del cuore, forse anche un po’ di inesperienza nella narrazione musicale, ma, in fondo, si tratta di psichedelia. E allora giù con il loro primo Ep, omonimo. Due tracce. Diciassette minuti e tredici minuti di canzoni. Come ai vecchi tempi.

Bellissima l’intro di Tauromachy, che potrebbe essere un lento risveglio. Le distorsioni sono curate con gusto, tutto il suono diventa magicamente avvolgente. A un certo punto mi aspetterei un urlo di Manuel Agnelli o di Roger Daltrey e la batteria che si scatena. E invece no, si sta lì ad aspettare fino a che tutto non sfuma. Forse un po’ più aggressiva e cupa è Comet, secondo pezzo. Dal sapore più anni ‘80, basso potente sul charleston e finale che ricorda tantissimo i Doors.

Peccato che sia già finito. Un Ep avvolgente, strano, coinvolgente. Ha il pregio di non far appiattire il gruppo su un unico modus operandi. Dimostrano capacità di inserire altri strumenti, alternarli. Ci vuole un pizzico di personalità in più, ma a vent’anni c’è una vita davanti per trovarla suonando.

Buttatevi sul divano, il vinile accanto e godetevi la vecchia scuola rivisitata da questi “ragazzetti”.

Penna Bianca -ilmegafono.org