Il mese scorso, i Death Mantra for Lazarus hanno pubblicato il loro nuovo album, un disco omonimo, uscito con l’etichetta Vina Records, che celebra la reunion della band dopo una lunga pausa. Un lavoro discografico che ha conosciuto un lungo periodo di gestazione, iniziato nel 2019, per poi vedere la luce il 28 aprile scorso. Si tratta di un album quasi interamente strumentale e organizzato in una tracklist di sette inediti. All’interno di questo lavoro i Death Mantra for Lazarus organizzano i brani in un modo lineare, definendo un contesto sonoro ben preciso e facendolo variare secondo quelle che possono apparire delle regole proprie del progressive, avvalendosi cioè sia degli strumenti classici che dei suoni elettronici provenienti dai sintetizzatori.
L’ambientazione che ne viene fuori può essere associata all’immagine di uno stagno che viene lievemente scosso da agenti esterni e all’interno del quale si generano delle piccole onde che mutano solo per qualche istante quell’idea di calma e linearità. È un contesto con ritmi distesi e carico di reverbero, che trasmette un senso di tranquillità e che in seguito accelera e mescola le carte, scavando nell’animo di chi lo ascolta, forse alla ricerca di un qualche percorso interiore, di un ragionamento introspettivo o comunque di un’emozione profonda.
Facendo invece un’analisi da un punto di vista dei generi, quello dei Death Mantra for Lazarus si può definire senza dubbio come il più classico dei lavori post-rock, di quelli che ereditano appunto le sfumature rock per proiettarle in tracce che conoscono meno vincoli, sia in termini di armonie che di dettagli musicali, in quello spazio artistico in cui viene a galla la vera verve compositiva e l’originalità di una band.
Tutti dettagli che i Death Mantra for Lazarus (che abbiamo ospitato durante l’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) hanno espresso egregiamente, con qualità e gradevolezza, in questo loro interessante ritorno discografico che, a questo punto, vi consigliamo di ascoltare.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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