Una nuova sfida, la voglia di tirar fuori i tanti pensieri che affollano la mente, una stanza, una chitarra e il silenzio della notte, tra una sigaretta e un bicchiere di whiskey. Così nasce l’esordio discografico di Michele Mingrone, scrittore, autore e chitarrista fiorentino. Il suo primo album da solista, intitolato “La grande notte”, esce proprio oggi con l’etichetta Vrec/Audioglobe. A comporlo, undici canzoni che vagavano da tempo tra i pensieri dell’artista e che sono venute fuori d’impulso, partorite per rispondere a una necessità. Quella di raccontare la nostra epoca e la grande notte che stiamo vivendo, tra delitti e misteri irrisolti, emergenze gestite in modo catastrofico, orrori che scuotono le cronache di provincia, paure indotte attraverso una propaganda costante.
Un’epoca nella quale l’umanità, quella fatta di rapporti solidi, di empatia e valori racchiusi nel senso di comunità, è stata dissolta, liquefatta, aprendo nuovamente la porta agli egoismi e a pericolosi ritorni a un passato nefasto. Nel suo racconto di parole e musica, Mingrone è crudo, spontaneo, sincero, mostra la sua amarezza, ma non rinuncia nemmeno alla sua vena sarcastica. Tante sono le citazioni, letterarie o cinematografiche, e c’è spazio anche per una bellissima e nota poesia di Peppino Impastato. Così come per l’ultimo film, mai realizzato, di Elio Petri (Chi illumina la grande notte?), che nel brano dell’album diventa una domanda sui tanti misteri italiani ancora rimasti senza una soluzione, senza verità e giustizia.
Ci sono contenuti pieni e profondi in questo disco, che musicalmente si appoggia a una chiave sonora folk, che si arricchisce di un solido cantautorato rock e regala atmosfere proprie delle ambientazioni western. Il tutto è perfettamente coerente con il cantato, con una voce calda e graffiante, che si avvale, in alcuni brani, del contributo di voci femminili pulite e armoniche, in un amalgama sonoro avvincente. Quello di Michele Mingrone (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) è un album intenso, pieno di tanti significati, non semplice da ascoltare per chi non ama il genere. Un esordio che sembra liberatorio e che coglie numerosi aspetti del nostro tempo e lo fa affidandosi ad arrangiamenti ben riusciti. Una scelta coraggiosa, quella di Mingrone, soprattutto in un’epoca allergica alla complessità e nella quale essere superficiali e leggeri aiuta di certo a vendere di più.
Redazione Musica -ilmegafono.org
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