Più volte si è parlato di come la pandemia, con la sua mostruosa liquefazione dei contatti sociali, abbia spinto molti artisti a rifugiarsi nella musica, a sperimentare, a ritrovarsi e a condividere idee, anche a distanza o nelle poche occasioni di incontro, magari in sala prove. Idee che poi sono diventate progetti concreti, come quello dei Les Apaches, che nasce proprio in quel periodo dall’idea di due musicisti romagnoli, Matteo Santini e Mattia Depaola. Il risultato di questo progetto è “Lidi Sud”, il disco d’esordio di questa band, completata da Francesco Giampaoli e Alessandro Tedesco. Uscito il 25 novembre scorso per l’etichetta Brutture Moderne, l’album d’esordio dei Les Apaches è un concentrato di sonorità cangianti, ricerca, sperimentazioni.
Il concept è minimalista, la struttura è concepita in modo che l’elemento strumentale predomini, costituendo la gran parte della linea sonora. Poco spazio per le parole, il cantato c’è, impatta ma non prevale, rimane sullo sfondo, inglobato in un effetto che lo rende strumento, cornice, perfettamente coerente con il sound. I generi attraversati da “Lidi Sud” sono tanti e vengono mischiati con sapienza nelle 14 tracce che compongono il disco.
C’è molta cura negli arrangiamenti, che sono lontani da barocchismi da accademia, ma anzi pulsano di vita e creatività. Sembra quasi di assistere a un incontro magico tra un gruppo di musicisti, che trovano degli strumenti su un palco abbandonato e iniziano a suonare insieme, sperimentando, improvvisando con maestria. Ne viene fuori un disco che scorre tra rock, folk e psichedelia, con atmosfere che variano e si colorano di ritmi afro-francesi, progressive, sfumature rock più classiche e altre più moderne.
Non è semplice descrivere quale tipo di umore prevalga nella musica dei Les Apaches, né quale sia il loro messaggio più forte, perché dentro il loro album, seppure in una cornice a prevalenza rock, ci sono tante cose, tante chiavi di lettura, tanti stati d’animo, tante immagini. Insomma, quello dei Les Apaches (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radio) è un esordio riuscito, un bel disco, di quelli da lasciare scorrere quando si ha voglia di ascoltare della buona musica senza troppe parole attorno.
Redazione – ilmegafono.org
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