Quanto vale la vita di un essere umano? Tantissimo, sarebbe la risposta ideale. Ma la realtà è molto diversa. La vita di un essere umano a volte può valere tanto, altre volte molto poco, perfino meno di un voto, meno di un segno su una scheda elettorale. Il prezzo dipende da tante cose: dallo status, dal colore della pelle, dalle condizioni economiche, dall’opportunità che essa può offrire a questo o quel partito politico. Ci sono vite umane che puoi persino trovare in offerta, prezzate al ribasso in uno dei tanti discount della politica italiana ed europea. La vita di un migrante, ad esempio, nel nostro continente, quanto vale? Quasi niente, purtroppo. E con la vita, valgono niente anche la sua salute, le sue condizioni di lavoro, la sua storia personale, i suoi diritti, il suo dolore. Il prezzo lo hanno stabilito le forze politiche e quelle economiche, sulla base dei loro calcoli privati. Se un tempo ci pensava la solidarietà a fare da argine a questo ignobile ribasso, oggi è sempre più difficile riuscire a fermare la svalutazione di donne e uomini venuti da lontano. Perché oggi anche la solidarietà, non solo non trova sponde politiche concrete, ma è addirittura ostacolata e criminalizzata.
Lo vediamo da anni, lo stiamo vedendo ancora, lo abbiamo visto anche in questa ignobile campagna elettorale, dove si fa ancora fatica a trovare le differenze reali rispetto al tema immigrazione. Mentre le forze politiche giocano la loro battaglia per la conquista del potere, infatti, in mare si continua a vivere tra le onde, a morire di stenti e indifferenza. Prima i sette profughi, tra cui quattro bambini, lasciati agonizzare e morire dal solito rimpallo tra gli Stati. Poi gli altri, quelli che resistono, a bordo delle navi ong, salvati dal mare e stremati, in condizioni drammatiche, ad attendere che qualcuno risponda alle richieste delle navi di avere un porto di approdo. Come la Open Arms Uno, con 402 naufraghi a bordo (compreso il corpo senza vita di un ventenne ucciso dai trafficanti). In mezzo al mare per giorni, in attesa di un porto, fino a quando finalmente si è scelto di farla approdare a Messina. E come la Humanity I della ong tedesca Sos Humanity, con a bordo 398 persone, tra cui 110 minori non accompagnati e 55 bambini sotto i 13 anni (il più piccolo ha appena 11 mesi). La Humanity I ha inviato 18 richieste di assegnazione di un porto sicuro, zero le risposte delle autorità, fino all’ultima che ha portato, finalmente, martedì 20 settembre, alla concessione di un porto.
Fino a quel momento c’era stata solo l’evacuazione di alcuni migranti e 3 bambini, in condizioni difficili. Ma a bordo la situazione restava complicata per tutti, equipaggio incluso, perché scarseggiavano le medicine e il cibo. A ciò si aggiunga la durezza del viaggio e di tutto quello che lo ha preceduto, le umiliazioni e le violenze subite prima di mettersi per mare ed essere salvati, per fortuna, dalla nave ong. “Dal primo giorno di soccorso sono passate quasi 2 settimane, 6 giorni dall’ultimo salvataggio”, scriveva lunedì sulla propria pagina Facebook l’ong tedesca, mentre si trovava ancora al largo tra Catania e Siracusa. La Humanity I ha chiesto per giorni un afflato di umanità alla politica, o quantomeno il rispetto delle leggi internazionali che obbligano gli Stati a concedere il porto sicuro più vicino. Nulla. Silenzio, indifferenza, per giorni. Poi finalmente l’autorizzazione allo sbarco. Dove? A Taranto. Una decisione beffarda e sadica, che ha costretto migranti ed equipaggio, tutti in condizioni difficili, ad affrontare molte altre ore di navigazione per raggiungere la Puglia, nonostante ci fossero almeno 5 soluzioni più vicine (Siracusa, Catania, Pozzallo, Augusta, Messina) e nonostante le condizioni difficili a bordo e in mare.
Ma d’altra parte, cos’altro attendersi? Anche per le forze che sostengono il “governo dei migliori” c’era la campagna elettorale e bisognava continuare a mostrare a un elettorato, sempre più incattivito dalla crisi e da anni di retorica xenofoba, che la linea è sempre quella del “non possiamo accogliere tutti”, perché “l’Italia non ce la fa”, anche se l’Italia è Europa, ma è ormai solo terra di passaggio e, soprattutto, da tempo crea ostacoli di ogni tipo a chi vorrebbe vivere e lavorare regolarmente, preferendo tenere la gente in clandestinità, bacino ideale per lo sfruttamento di lavoro a basso costo e per mantenere attivo il saldo tra costi bassi, profitto alto e diritti disinnescati. L’Italia sta continuando a costruire un pezzo della sua rincorsa al potere sulla pelle dei migranti, di chi scappa da situazioni delle quali siamo responsabili anche noi, con le nostre scelte politiche, economiche e geopolitiche.
La politica gioca con la vite degli esseri umani. Se Salvini è sempre il solito, con l’aggiunta dell’ennesima fake news sui migranti, accusati di rubare le barche a Lampedusa (circostanza smentita categoricamente dalle forze dell’ordine e dalle autorità dell’isola), Giorgia Meloni continua a schiumare odio e xenofobia, parlando di blocco navale, misura disumana e per fortuna non attuabile. L’immigrazione, insomma, rimane l’ossessione della destra sovranista, per la quale la vita di un migrante non vale molto, sicuramente meno di quella di un embrione umano, ovviamente bianco e occidentale, ancora non formato. Per i leader di FdI e Lega, il valore della vita si ferma lì, mentre il resto, come ad esempio le vite di neonati, bambini, minori, esseri umani dentro una barca in mezzo alle onde o in attesa sul ponte di una nave di soccorso, valgono meno, sono vite da discount.
Se a destra l’immigrazione è un’ossessione, per i 5 Stelle e per il centrosinistra, essa è quantomeno un tabù o comunque qualcosa che crea imbarazzo. Il PD, che tanto energicamente attacca i decreti Salvini, durante il Conte 2 non è riuscito a modificarli se non in parte (e solo perché obbligato dai rilievi di Mattarella), così come non ha modificato la Bossi-Fini né ha fermato gli accordi e i rapporti con la Libia. Il PD, così come il Movimento 5 Stelle (che quei decreti voluti da Salvini li ha approvati), ha sostenuto un governo, quello Draghi, che è andato in Libia a ringraziare ed elogiare la guardia costiera del Paese nordafricano, vale a dire i torturatori e i trafficanti di esseri umani. Lo stesso governo Draghi che, con la ministra Lamorgese, fiera prosecutrice del “Minniti pensiero”, ha tenuto la gente in mare, lasciando le ong fuori dai porti per giorni, a volte per settimane, esattamente come faceva prima Salvini, solo con un pizzico di “show” in meno.
E Sinistra Italiana? Ha sempre avuto posizioni differenti sul tema, ma una capacità di incidere pari a zero. Anche adesso, sui casi della Humanity I e della Open Arms Uno, ha dimostrato la sua debolezza, unendosi al silenzio. D’altra parte, è alleata del PD, cioè del partito che più di tutti ha sostenuto Draghi e la sua agenda, la sua linea politica, oltre a essere quello che ha indicato Luciana Lamorgese al Viminale. Meglio tacere, dunque, nella speranza (ben riposta) che la stampa non dia troppa enfasi alla vicenda dell’ennesima ong bloccata in mare con centinaia di disperati a bordo. Meglio, per tutte le forze politiche (e per quei cittadini e gruppi sociali che le appoggiano), non dire nulla, perché su questo tema si giocano i voti. Che valgono più della vita di centinaia di persone, costrette a rimanere prigioniere in mare, a un passo dall’Europa.
Ormai, la politica non ha più nemmeno il minimo senso del pudore. Neanche i recenti morti, come la piccola Loujin, bimba siriana morta di sete a 4 anni dentro una barca rimasta per giorni senza soccorso, hanno fatto notizia o smosso le coscienze. La verità è che non importa più nulla né ai partiti, né ai candidati premier, né a buona parte della stampa e dei cittadini. La vita, nell’Europa della guerra e della crisi, dell’egoismo e della paura indotta, ha smarrito il suo valore universale per trasformarsi in un prodotto a listino, con prezzi diversi, che vanno al ribasso quando si tratta di uomini e donne che abbiamo lasciato fuori dal nostro bieco individualismo occidentale, ammaliati da venditori di fumo rozzi, che urlano o recitano la loro funesta e vuota ricetta per il nostro futuro ipocrita e avaro di umanità.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org
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