Davanti a un tempo che banalizza ogni cosa, c’è chi ha ancora il coraggio di osare, di cercare la complessità. Proprio quello che hanno deciso di fare i Ragazzi del Massacro, una band molto interessante, nata a Milano nel 2017. Un nome punk, che si ispira apertamente al romanzo poliziesco di Giorgio Scerbanenco pubblicato nel 1968, un giallo ambientato nella Milano degli anni Sessanta. Letteratura, cinema noir e soprattutto musica, per questi quattro musicisti che, a giugno scorso, hanno pubblicato il loro nuovo Ep, intitolato “…and Johnny left the gun”. Un concept album molto intenso e dal messaggio chiaro e crudo, vale a dire il ripudio della guerra e della vita militare.
Il protagonista, infatti, è Johnny, un reduce di guerra che vive il suo tormento, il ritorno dal fronte, con le sue ferite, la mutilazione, il dolore, la rabbia, la solitudine. Un tormento che trova poi una conclusione nella riappacificazione con Lisa, la sua ragazza, che lo accompagnerà verso la fine, in un senso di liberazione che viene celebrato dalla bellissima e struggente ballata rock del brano che chiude l’EP (You are like the sea). La linea sonora che accompagna l’album è essenzialmente un post-punk internazionale anni ‘70. Anzi, l’Ep abbraccia interamente la cultura alternativa punk di quegli anni, che I Ragazzi del Massacro ripropongono sia nel sound che nella concezione della loro musica, mischiandola al rock più classico, alle ballate, all’alternative e a influenze più attuali di matrice indie-rock.
C’è la fedeltà a un genere che ha attraversato la storia della musica in un’epoca ben precisa, quella del pacifismo, dell’Europa divisa da un muro, della contestazione giovanile, ma ci sono anche tanti altri riferimenti, come quello a Dalton Trumbo, nel singolo Johnny got his gun, che prende il nome dal romanzo (e poi film) antimilitarista dello sceneggiatore e regista americano, boicottato e perseguitato per anni negli USA perché comunista (suggeriamo di vedere il film “L’ultima parola”, che ne racconta la vita).
Le atmosfere di questo album de I Ragazzi del Massacro (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) sono intense, cupe ma mai piatte, sono un racconto intelligente che affonda le mani nella storia della musica e del mondo. Cinque brani dalla sfumature cangianti, che meritano di essere ascoltati. Davvero un gran bel lavoro, complesso, di questi tempi anche rischioso, ma perfettamente riuscito.
Redazione -ilmegafono.org
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