Dalla Puglia, più precisamente da Taranto, arrivano echi di rivoluzione, anzi di “ri-evoluzione”. A dire il vero, più che echi sono sonorità dure, rabbiose, suoni distorti e rock, attraverso cui cantare di un mondo che non se la passa benissimo. Un mondo nel quale l’elemento umano è sempre più fragile e liquido, annichilito di fronte a questa era ipertecnologica e virtuale. Qualcosa che certamente non piace ai Ninfea, rock band che, pochi giorni fa, ha pubblicato il suo terzo album, intitolato appunto “Ri-Evoluzione”, prodotto da Max Zanotti e uscito con Vrec Music Label/Audioglobe.
Un disco potentissimo, sia nel messaggio che nel sound. La linea melodica è un rock/grunge di annata con sfumature hard-rock: un sound che ci riporta al passato per occuparsi di presente e immaginare il futuro. Un album di contrasti, insomma, che si apre con Rocket Evolution, una scarica di energia che esplode dopo una intro inquietante perché terribilmente reale. Un brano nel quale si sente anche l’impronta del mitico Pino Scotto, che ha partecipato alla realizzazione di questo album. Con un inizio così, naturalmente, non ci si poteva che aspettare un prodotto ottimo, che scorre bene in tutte le tracce, mantenendo fede a un concept intelligente, magari non particolarmente originale, ma sicuramente attuale e ben strutturato.
I Ninfea ci sbattono in faccia quella che chiamano “l’era degli zombie”, dove gli esseri umani somigliano a delle specie di ominidi, ipnotizzati da una realtà sempre più virtuale e sempre meno umana. Con tutto quello che comporta, tra instabilità, nevrosi, psicosi, fragilità e voglia di perdersi. C’è spazio anche per l’amore, però, che continua a trovare la sua collocazione anche in un album che ci parla di un mondo che, nelle sue dimensioni umane, si sta disgregando. Forse non è casuale questa scelta, perché sottolinea l’elemento che più di tutti ci suggerisce il valore del reale e dell’umanità sulla tecnologia e sul virtuale.
“Ri-Evoluzione” è un disco acuto, oltre ad essere musicalmente molto valido in ogni sua componente, dagli arrangiamenti al messaggio di fondo, fino alla voce. Quello dei Ninfea (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) è un ottimo lavoro, che merita di essere ascoltato e accompagnato a tempo, con il piede e con la testa. Perché l’energia è tanta e rimanere immobili è impossibile. Almeno nel mondo reale.
Redazione -ilmegafono.org
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