“Talebana, tornatene a casa tua!”. “Sottomessa, l’hanno costretta a indossare il velo!”. È spesso molto difficile, per tanti uomini e donne radicati acriticamente nella cultura occidentale, pensare che quella di indossare il velo possa essere una scelta consapevole e da rispettare nel nome dei diritti umani e del multiculturalismo, per cui purtroppo sono comuni nella quotidianità frasi di questo tipo rivolte a ragazze e donne musulmane. Queste stesse parole si ritrovano nel video-cartoon della campagna Look beyond prejudice promossa dalla Fondazione L’Albero della Vita, all’interno del progetto europeo contro l’islamofobia “MEET-More Equal Europe Together. Preventing Islamophobia against women & girls”, di cui la Fondazione è coordinatrice e che coinvolge 5 paesi oltre l’Italia: Francia, Belgio, Polonia, Ungheria e Bulgaria.

Il video racconta la quotidianità di una ragazza musulmana nella metropolitana di una qualsiasi città europea, costretta a subire sguardi e parole giudicanti. Ma quando si sente chiamare “talebana” reagisce con ironia: si specchia nel finestrino e non vede ciò che vedono gli altri, ma anzi, quello che nota è quanto le stia bene il suo nuovo hijab rosa. Look beyond prejudice è una campagna di sensibilizzazione ed empowerment con cui la Fondazione L’Albero della Vita si rivolge ai cittadini invitandoli a guardare oltre gli stereotipi e, contemporaneamente, alle ragazze musulmane perché trovino la forza di reagire, ricordando loro che “la discriminazione sta negli occhi di chi guarda ma anche la bellezza”.

Testimonial della campagna e creatrice delle illustrazioni del video è Takoua Ben Mohamed – graphic journalist e illustratrice trentenne di origini tunisine – che proprio con il fumetto e l’ironia ha scelto di parlare di integrazione e dialogo tra culture, combattendo così i pregiudizi legati alla sua decisione di portare il velo. Il 18 maggio sarà inoltre in libreria con “Il mio migliore amico è fascista” (Rizzoli), il suo primo libro per ragazzi che racconta la storia autobiografica di un’amicizia che si rivela più forte di ogni differenza: quella tra una ragazza con il velo e un bulletto di periferia.

“Troppo spesso la donna musulmana viene descritta come debole e costretta a portare il velo dalla società o da una famiglia patriarcale: uno stereotipo che ha contribuito a diffondere molti pregiudizi e discriminazione nei confronti delle donne musulmane in Europa. Questa immagine non mi ha mai rappresentato perché io sono libera di essere me stessa e ho scelto di indossare l’hijab e, come me, sono moltissime le ragazze che lo portano per scelta”, racconta Takoua Ben Mohamed. “Essere testimonial della campagna de L’Albero della Vita – continua – significa dare il mio contributo contro l’islamofobia femminile utilizzando un linguaggio nuovo: con i miei fumetti voglio ricordare a ogni ragazza musulmana quanto sia bella e quanto si possa abbattere il pregiudizio con l’ironia e un sorriso”.

LO SCENARIO

In Italia il 4% della popolazione è di fede musulmana: circa 2 milioni e mezzo di persone, di cui la metà con cittadinanza italiana. Il 65% dei musulmani italiani dichiara di aver subito violenza, pregiudizi o discriminazione. (Fonte: Vox Diritti – Osservatorio italiano sui diritti). La Rete Europea Contro il Razzismo (ENAR) rileva che le donne e le ragazze musulmane, in particolare se indossano simboli religiosi, sono vittime di una discriminazione multipla, sulla base del genere, della religione e della provenienza, che si traduce in aggressioni verbali in pubblico, hate speech sui social media ed esclusione sociale, con difficoltà di accesso al mercato del lavoro e a corsi di formazione.

“L’Albero della Vita lavora affinché nessuna bambina e nessuna ragazza conosca sulla sua pelle la vergognosa esperienza della discriminazione” – sottolinea Antonio Bancora, responsabile dei progetti internazionali della Fondazione L’Albero della Vita. “La società pacifica e tollerante è l’unica che può generare opportunità per i nostri bambini e giovani. Un luogo in cui condividere la bellezza di essere diversi, in una società europea che tutela i diritti inalienabili, dove ognuno possa sentirsi davvero a casa. All’interno del progetto MEET, L’Albero della Vita chiama e supporta i giovani a diventare protagonisti del cambiamento e prevenire l’islamofobia verso le donne e le ragazze”.

In questo contesto nasce il progetto MEET – More Equal Europe Together, il cui obiettivo è prevenire episodi di islamofobia nei confronti di ragazze e donne musulmane attraverso la creazione di osservatori locali che hanno il compito di monitorare episodi di razzismo e discriminazione e proporre piani di azione alle autorità locali; advocacy verso le istituzioni europee per garantire l’effettiva applicazione della legislazione esistente; infine, laboratori di videomaking ed educazione al dibattito rivolti a giovani tra 12 e 18 anni con background diversi, musulmani e non, per creare un gruppo di ragazzi e ragazze impegnati nella costruzione di una società senza discriminazioni. Nei 6 paesi coinvolti, con l’aiuto di esperti di tecniche di narrazione cinematografica, i giovani sono stati stimolati a riflettere sugli stereotipi che riguardano le donne e le ragazze musulmane e, al termine dei laboratori, ideare video di contro-narrazione su tematiche legate all’islamofobia. Gli episodi realizzati costituiscono una web-serie europea.

Il progetto MEET-More Equal Europe Together è co-finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea e coinvolge, oltre alla Fondazione L’Albero della Vita in qualità di coordinatore, altri 8 partner presenti in 6 paesi europei (Italia, Francia, Belgio, Polonia, Ungheria, Bulgaria): Pistes Solidaires – Francia; Pour la Solidaritè – Belgio; Subjective Values Foundation – Ungheria; Polish Migration Forum – Polonia; Progetto Aisha – Italia; Partners Bulgaria Foundation – Bulgaria; Lab 80 Film – Italia; FEMYSO, Forum of European Muslim Youth and Student Organisations – Belgio.

Filippo Nardozza (Sonda.life) -ilmegafono.org