Oulx è un piccolo Comune dell’Alta Val di Susa, poco più di 3mila abitanti. Sulla strada statale 24 c’è una vecchia casa cantoniera, da oltre due anni un punto di rifugio e accoglienza dei migranti che cercano di arrivare al confine con la Francia attraverso le Alpi. Un rifugio, un tetto sotto il quale trovare un momento di sosta, una razione di cibo e quel calore umano che si chiama solidarietà, prima di riprendere un cammino ancora lungo, tante volte sotto e dentro la neve dei sentieri di montagna. Un rifugio autogestito, nato in seguito all’occupazione del dicembre 2018 da parte di un gruppo di militanti, contro le politiche durissime messe in atto dal governo francese sull’immigrazione con i respingimenti indiscriminati e la militarizzazione della propria frontiera.

“Chez JesOulx”, questo era il nome che era stato scelto per quell’angolo di accoglienza che, fin dal primo giorno, ha dovuto e saputo convivere con la quotidiana minaccia dello sgombero. Prima di quel dicembre 2018, quella casa cantoniera era un edificio abbandonato, dismesso e inutilizzato da molti anni. Chi lo ha occupato gli ha restituito vita e dignità. Sono centinaia le persone che ogni mese provano a raggiungere il confine attraverso le montagne della Valsusa. Quello sgombero nell’aria da sempre si è compiuto la mattina del 23 marzo scorso, nonostante le oltre 10mila firme a sostegno della petizione online che chiedeva di non chiudere quel presidio. La scena è quella di ogni sgombero, con la polizia in tenuta antisommossa che prima circonda e poi entra nella casa dove dormivano una quarantina di uomini, donne e bambini. Per il governo e per le istituzioni missione compiuta, la legalità è stata ripristinata.

Così si legge sul sito del Viminale“… Mercoledì 24 marzo 2021, ore 17:58. Ripristinate le condizioni di legalità grazie all’intervento delle Forze dell’Ordine e il supporto delle istituzioni locali. Sono iniziati ieri mattina i lavori di messa in sicurezza dell’ex casa cantoniera di Oulx, occupata nel dicembre 2018 da anarchici italiani e francesi…”. Legalità, messa in sicurezza… parole che stridono in un Paese dove l’illegalità e l’insicurezza sono pane quotidiano per molti cittadini, parole che diventano un mantra quando si tratta di dare un senso a qualcosa dove diventa difficile trovare un senso.

Parole che stridono con quanto affermato dal Presidente dell’Associazione Lavoratori Pinerolesi, Franco Bergoin, che così commenta: “La casa cantoniera sgomberata era gestita da un gruppo di anarchici di varie nazionalità. Il luogo era stato denominato “Chez JesOulx”. Per due anni i ragazzi hanno lavorato molto in condizioni generali difficili, spesso estreme. Con pochi mezzi a disposizione hanno espresso con i fatti una solidarietà disinteressata rivolta agli ultimi. Hanno dimostrato che è possibile non odiare. Presso la casa cantoniera occupata qualsiasi persona di qualsiasi provenienza e di qualsiasi religione ha potuto trovare aiuto, accoglienza, riparo e pasti caldi. Tanta umanità e zero odio. Come dovrebbe essere in un mondo non capovolto. Sono passati da Oulx centinaia di migranti provenienti dal nord Africa, dalla rotta balcanica e dai luoghi più violenti del nostro pianeta. Non di rado hanno accudito donne e bambini. Ringraziamento: sgombero e denunce. L’Associazione Lavoratori Pinerolesi ringrazia tutti i ragazzi che in questi due anni si sono avvicendati in frontiera”. (leggi qui

Legalità, messa in sicurezza… le parole hanno sempre un valore e un peso specifico, possono ferire quando sono usate a senso unico. C’è sempre uno sguardo infastidito e carico di astio nei confronti di chi sceglie di occupare gli spazi abbandonati e restituire loro dignità e valore, c’è quella voglia mai nascosta di giudicare e di mettere a tacere tutto quello che disturba la coscienza e l’immagine della città, o del paese felice. Allora la scelta non è mai quella di capire e affrontare la situazione per provare a risolverla, la scelta è cancellare e rimuovere la situazione: lo sgombero. Grave, se si pretende di parlare di messa in sicurezza, non saper dare una spiegazione logica e un’alternativa ai tanti spazi abbandonati presenti su tutto il territorio, e questo vale per una casa cantoniera di proprietà dell’Anas abbandonata da decenni come per i mille capannoni abbandonati da fabbriche dismesse. Grave, se si pretende di parlare di legalità, chiudere gli occhi davanti all’odissea dei migranti che camminano sui sentieri della Val Susa per raggiungere quel confine con la Francia che rappresenta per loro il sogno di una nuova vita.

Per molti di loro quel sogno si infrange davanti alle guardie di frontiera, per altri si spegne in mezzo ai boschi quando il freddo, la neve e la fatica, chiudono la partita. Il problema diventa allora quel pugno di donne e di uomini che offrono un rifugio, un pasto caldo e un tetto sotto cui dormire una notte o forse due. E il problema va risolto, il problema disturba e magari costringe a pensare o ripensare un’idea di vita e di società diversa da quella che sceglie di non vedere. Nulla di nuovo sotto il cielo dell’Europa che, d’altronde, dimentica in fretta tutto quello che disturba. Nessuno, o quasi nessuno, parla più del dramma dei migranti sparsi nei sentieri della Bosnia, ogni tanto i riflettori si riaccendono sui morti annegati nel Mediterraneo. Alla frontiera di Ventimiglia il dramma si tocca con una mano e si legge ad occhi aperti ma, forse anzi sicuramente, guardare con i propri occhi e toccare con le proprie mani costa fatica e dignità. E allora è meglio lasciare questo compito alle forze di polizia in tenuta antisommossa e poi fare un comunicato che celebra l’ordine ritrovato e la messa in sicurezza e allontana occhi e testimoni di quello che accade.

Il mondo intero, non solo l’Italia, sta vivendo giorni tremendi e difficili ma dentro ogni dramma ne vivono altri, come una matrioska che tende all’infinito. L’uomo non è nato per abbandonare ma per costruire e ricostruire, sembra un’idea facile da capire e condividere ma così non è. Più facile pensare ai sentieri di montagna come a un cammino libero dai fantasmi, più facile pensare al Mediterraneo come ad un mare azzurro e placido, senza burrasche e senza nomi e cognomi scritti sul fondale a memoria di quello che si vuole dimenticare.

Maurizio Anelli (Sonda.life) -ilmegafono.org