Premetto che non provo particolare simpatia per Nicola Morra, né per il suo movimento politico. Non mi sfugge la volgarità delle sue affermazioni, il tirare gratuitamente in ballo una donna, la Santelli, che non c’è più e che ha provato a lottare fino alla fine dei suoi giorni contro una malattia terribile. Non ci sono giustificazioni per l’infelice (s)ragionamento di Morra, che avrebbe potuto criticare le scelte elettorali calabresi puntando l’attenzione su tanti aspetti, senza tirare in ballo necessariamente chi non può più rispondere. Detto questo, tuttavia, non è nemmeno giustificabile quanto avvenuto successivamente nei confronti dello stesso presidente della Commissione parlamentare antimafia. A maggior ragione perché le reazioni violente sono arrivate da esponenti politici il cui pulpito non è esattamente meritorio di dispensare prediche.

Da Salvini a Giorgia Meloni, passando per diversi esponenti di Forza Italia e giornalisti affini, tanti si sono precipitati a esprimere, attraverso i social e gli organi di stampa, la propria indignazione per le parole di Morra. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che siamo in un Paese che dovrebbe prima di tutto far pace con la propria memoria. Ha fatto un certo effetto, infatti, scoprire la ritrovata sensibilità di personaggi politici che abitualmente mostrano indifferenza di fronte alle dichiarazioni scioccanti di loro colleghi di partito nei confronti degli avversari politici. È stato davvero stupefacente vedere come, ad esempio, il leader della Lega e quella di Fratelli d’Italia si siano prodotti in un acceso moto di indignazione, al contrario di quanto avvenuto dinnanzi agli insulti sessisti, compresi gli auguri di subire stupri, che in passato, esponenti territoriali o nazionali del centrodestra, hanno rivolto a Laura Boldrini o Cecile Kyenge, solo per citare le più bersagliate.

Per non parlare dell’elenco infinito di orrori pronunciati da vari personaggi e leader del centrodestra nei confronti dei migranti o di chi li soccorre o del povero Stefano Cucchi e della sua famiglia. Niente da fare, evidentemente la frase di Morra è la sola scintilla che in questi anni è riuscita a scattare tra gli ingranaggi di indignazione dei leader del centrodestra, che ne hanno chiesto anche le dimissioni. Forse perché questa scintilla era più funzionale al momento, serviva a “coprire” mediaticamente la vera notizia che nel frattempo coinvolgeva gli elettori calabresi. La notizia, cioè, dell’arresto di Domenico Tallini, presidente del Consiglio Regionale calabrese, accusato dai magistrati di concorso esterno in associazione mafiosa e di scambio elettorale politico mafioso. Una vera bomba nel centrodestra calabrese (e non solo) e soprattutto dentro Forza Italia, partito di Tallini e della stessa Santelli.

Una vicenda rispetto alla quale le frasi infelici di Morra alla fine hanno fornito il pretesto perfetto per attivare quelle tecniche di distrazione di massa che il centrodestra italiano maneggia molto bene da anni. Al punto che al presidente della Commissione antimafia è stata negata persino la partecipazione a un programma Rai, dove era stato precedentemente chiamato a intervenire proprio in virtù del ruolo che ricopre (con merito o meno, non è questa la sede per discuterne). Insomma, una reazione compatta, durissima contro Morra, che ha visto scatenati anche gli alleati di governo, da Italia Viva al Pd ad alcuni membri dei 5 stelle, che avevano l’obbligo di prendere le distanze da una frase infelice, ma non certo quello di partecipare alla grande sceneggiata di distrazione.

Ora, sia chiaro, lo ripeto ulteriormente a scanso di equivoci, l’uscita di Morra è pessima. Ma assodato ciò, mi chiedo come sia possibile che nessuno si sia accorto dell’ipocrisia di certe voci indignate. Possibile che non ci si sia resi conto che forse a qualcuno facesse comodo alzare un polverone su quelle frasi per far passare in secondo piano l’ennesimo presunto caso di infiltrazione mafiosa nella cosa pubblica che coinvolge una forza di centrodestra? Possibile che nessuno abbia trovato inaccettabile vietare al presidente della Commissione antimafia la partecipazione a una trasmissione del servizio pubblico, durante la quale la conduttrice avrebbe peraltro potuto rivolgergli le sue domande su questa vicenda e su altro?

Eppure mi pare di ricordare che il servizio pubblico negli anni ha ospitato, con tanto di tappeto rosso, mafiosi, figli di mafiosi, politici corrotti e personaggi politici (compresi i moralisti indignati dell’ultima ora) che hanno pronunciato frasi altrettanto se non perfino più gravi di quelle di Morra. A loro nessuno, però,  ha chiuso mai la porta. Né ha chiesto conto, tante volte, delle oscenità pronunciate. Viene il sospetto che le mafie e il collegamento con massoneria e politica oggi indignino molto meno di una volgarità o di uno scivolone infelice. Evidentemente, a forza di seguire costantemente l’onda emotiva dettata dai social e dai loro trend, ci si sta abituando alla distrazione di quella emotività, ossia a metterla davanti alla ragione, al ragionamento e al valore delle priorità, con tutto quello che ne deriva. Ahinoi, non solo politicamente.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org