“Questo è Malfidato, il nostro nuovo disco, un lavoro che ci ha tenuto impegnati parecchio in questi ultimi due anni”. Con un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, i Mai col Germani hanno annunciato l’uscita (prevista per il 26 ottobre) del loro nuovo disco, scritto e composto da Michele Germani, prodotto dall’etichetta Alka Record Label e registrato e mixato molto bene da Jungle Music Factory. Dieci tracce rock che tendono più al post-punk e offrono anche sfumature pop-rock, nelle quali l’ironia e l’autoironia prendono il sopravvento, con tratti a volte anche di rock demenziale, ma senza rinunciare ad esprimere le proprie idee e riflessioni sui temi quotidiani.
C’è forse troppa scrittura basata sulla vita personale dell’autore, con una carrellata di canzoni dedicate alle impressioni che egli ha avuto tutte le volte che ha conosciuto una nuova ragazza o quando l’amore importante della vita l’ha abbandonato, oppure quando ha incontrato una ragazza troppo bella per lui, dai capelli rossi. Più della metà delle canzoni di questo album parlano del rapporto con l’altro sesso, forse appesantendo un po’ la linea narrativa del disco. A livello di testi, le canzoni si presentano strutturate con parole semplici, ripercorrendo gli inizi di questo genere in Italia. Musicalmente, si apprezzano gli interventi molto piacevoli delle tastiere, uniti alla grinta e al carattere del batterista, sempre puntuale con ritmi incalzanti e appropriati o con i commenti inappuntabili del sinth o in armonia con la dolcezza di alcuni intro della chitarra. Il cantato, però, a nostro giudizio, a volte gioca troppo con una vocalità un po’ sporca che interrompe l’armonia degli strumenti.
Il tentativo dei Mai col Germani (che abbiamo avuto ospiti nell’ultima puntata di “The Independence Play”) è riuscito invece per quel che riguarda la leggerezza del contenuto, tanto testuale quanto musicale, lasciando spazio alla parte meno accademica della fruizione musicale e facendo emergere gli ascolti post punk e pop-rock dei musicisti, oltre all’assenza di studi di canto, vocalità e dizione del cantante, che lo rendono senza ombra di dubbio molto vero e incisivo. Il meglio del disco arriva però con il brano dedicato al povero Franco. Se a nessuno era venuto in mente di scrivere una canzone a questo personaggio così triste, è legittimo che ci abbiano pensato i Mai col Germani, con questo finale socialista nel quale, secondo il cantante, siamo tutti Franco e quindi nessuno lo è.
Con l’aspettativa di ascoltare musicalmente qualcosa di più interessante in un live o nel prossimo album, ci complimentiamo con lo studio di registrazione e con il responsabile del Master, per aver realizzato una registrazione audio eccellente e una post-produzione e Master molto pulita, che ha saputo valorizzare la qualità timbrica di una band auto-ironica e originale come questa.
Federica Formica -ilmegafono.org
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