Quando si ascoltano i Gran Zebrù la percezione è quella di stare dinanzi a qualcosa che sia privo di dogmi compositivi e consuetudini armoniche atte a strutturare tracce preconfezionate. La sensazione che si riceve è quella di assistere a una rappresentazione musicale leggera ed istintiva ma comunque complessa, in cui le linee sonore si mescolano e si intrecciano in modo inatteso. I Gran Zebrù sono una band milanese, fusione delle esperienze e delle doti musicali di tutti i suoi membri. Ci propongono della bella musica in un contesto alternative-rock, che alternativo lo è davvero, nel senso che è appunto inteso come una sorta di base di partenza dalla quale poi dare libero sfogo alle proprie emozioni, alle proprie qualità tecniche, alla propria fantasia.

Il loro estro compositivo si manifesta a noi come il più classico degli esordi discografici: un EP di quattro tracce in cui i Gran Zebrù (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) si presentano al loro pubblico senza remore né timori, con la giusta sfrontatezza e con la convinzione di chi si pone l’obiettivo di trasmettere emozioni, condivisibili o meno, ma comunque limpide e sincere.

A differenza della loro musica, il titolo dell’EP non è un apprezzabile esempio di fantasia. Si intitola minimalisticamente “EP1” e, come detto, è una grande prova di quel concetto musicale di “alternativo” che raffigura un punto di osservazione diverso anziché una caotica ed incomprensibile unione di generi. E un metodo per apprezzare l’originalità delle tracce dei Gran Zebrù è quello che si ottiene separando ed analizzando distintamente strumenti e voce.

La parte strumentale è un chiaro richiamo al nuovo stile post-rock dentro il quale è possibile spaziare tra passato e futuro, tra ritmo e melodia, tra consonante e dissonante, inserendo qua e là effettistiche decorative proprie del new-wave e capaci di creare movimento senza generare confusione. Il loro post-rock appare come un’opera d’arte moderna modellata secondo le sensazioni (anche istintive) degli artisti; è un sound che richiede il giusto tempo e la giusta attenzione per essere compreso ed apprezzato appieno. La parte vocale, decisa e un pizzico irriverente, segue i modelli della moderna canzone d’autore italiana.

Testi che raccontano in maniera quasi poetica eventi comuni e quotidiani, apparentemente trascurabili e scomposti invece in qualcosa di più intenso e vivo. Insieme agli strumenti essa forma un duo insolito, nel senso positivo della parola, dando luogo a un mix che produce una narrazione piacevole e sincera fin dal primo ascolto. Caratteristiche apprezzabili per una produzione discografica, indipendentemente dai gusti musicali.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina del disco “EP1”