L’orizzonte musicale offerto da un genere come il post-rock è esteso ed articolato. È una visione dentro la quale si aggrovigliano i colori e le forme più disparate, in un singolare e variegato mosaico che si concede, forse più di qualunque altro genere, all’audacia e all’originalità compositiva. Un esempio concreto ce lo offrono i Northway, una bella realtà tutta bergamasca che poco tempo fa ha pubblicato un album focalizzandosi proprio su questo genere. L’album, il secondo per la band, si intitola “The Hovering” e mette in evidenza uno stile simile (quantomeno nella struttura base) a quanto appena descritto, con in più alcune peculiarità che lo rendono originale e degno di interesse.
I Northway scelgono un approccio puramente strumentale, senza alcun riferimento a parti vocali. Una scelta che concede più spazio all’ascolto delle linee armoniche, degli intrecci melodici e di tutta quella vasta gamma di sfumature a cui il post-rock si presta. L’orecchio di uno spettatore si concentra solo sui suoni, senza alcuna parola di mezzo, stimolando e amplificando in questo modo la capacità puramente sensoriale e quindi il proprio stato di risonanza emotiva: un ascoltatore che si immerge anche senza particolare attenzione tra le tracce di “The Hovering” si trova in maniera quasi inconscia ad esserne catturato, messo dentro ad un mondo immaginario in cui le proprie emozioni interiori vengono alla luce, in modo più chiaro e definito.
“The Hovering” e in generale il sound dei Northway propongono un tipo di espressione sonora che sembra slegata da tempo e realtà, da ritmo ed effettistica, in cui tutte le componenti che definiscono una traccia sembrano procedere come per inerzia, spinte da forze ignote, intente a stagliare un orizzonte molto soggettivo, capace appunto di generare sensazioni differenti in relazione a chi è l’osservatore. Le tracce dell’album sono tutte (meno un intermezzo) abbastanza ampie, come capita per quei compositori che desiderano trasmettere un contenuto musicale complesso a livello artistico, che sia il frutto di qualcosa di debitamente studiato e ragionato. Ogni brano è un racconto fatto di vibrazioni differenti, immerse in uno spettro di frequenze ampio, in cui una investe l’altra generando talvolta dissonanza e talvolta quiete.
Quello dei Northway (che abbiamo avuto ospiti durante la nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) è un lavoro che merita di essere ascoltato, anche per chi non è propriamente un amante del post-rock. “The Hovering” è capace di entrare a stretto contatto con chi lo sta ascoltando, scrutando nel suo profondo, e mostrando un orizzonte emozionale nuovo o comunque osservato da un punto di vista diverso.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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