“L’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile” (Paul Klee, 1879-1940).
Restano poco più di due settimane per visitare la mostra “Paul Klee, alle origini dell’arte”, in svolgimento al Museo delle Culture (Mudec) di Milano fino al prossimo 3 marzo. Una mostra vera, dettagliata e non generalista, in cui le oltre cento opere esposte sono state attentamente studiate e affiancate, in un percorso espositivo che è il frutto di molti anni di studi da parte dei due curatori: Raffaella Resch e Michele Dantini.
L’ultima mostra sull’opera di Klee risale al 2007, quando fu esposto, assieme a Goya, Piranesi, Daumier e altri, alla Fondazione Mazzotta. La sua prima grande retrospettiva risale invece al 1986, a Palazzo Reale. È da molti anni quindi che non si vedevano tante opere di questo artista nella capitale meneghina.
Cinque le sezioni in cui è articolata la mostra, organizzata secondo un percorso che alterna chiaro e scuro e che prende spunto dal progetto di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia del 1948, a cui prese parte l’artista svizzero.
Diverse e interessanti le video-istallazioni che cercano di far calare lo spettatore nell’epoca del grande artista, per approfondirne il contesto artistico e culturale. Oltre a diverse collezioni private europee, è stato il Zentrum Paul Klee di Berna a fornire il maggior numero di opere per questa mostra, molte delle quali inedite.
Klee era un grandissimo conoscitore dell’arte antica, sia occidentale che orientale, ed è proprio questo, ossia le radici della sua arte, che i curatori hanno voluto portare alla luce in questa sede. “Alle origini dell’arte” significa mettere a nudo i nervi, i tendini, le vene che si intravedono sotto la pittura di Klee. Le sue opere sono esposte infatti in parallelo con le collezioni etnografiche del Mudec con le quali gli organizzatori hanno trovato molti e profondi legami. Non perdete tempo, se non lo avete ancora fatto andate a godervi questa bellissima esposizione.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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