Erano gli anni ‘90 quando Mirko, giovane abruzzese, rimane folgorato sulla via di…Nevermind, lo storico album dei Nirvana. Da quel momento, nasce la passione per la musica e, soprattutto, per il rock in tutte le sue forme. Dopo anni passati a suonare in giro e dopo aver formato laBase, sua attuale band, quel ragazzo, cantautore e chitarrista, oggi si appresta a debuttare da solista, con il nome di Jena Lu. Un progetto iniziato nel 2017, in un momento di pausa dell’attività del gruppo.

Mirko, alias Jena Lu, capisce che è tempo di dedicarsi ad alcuni suoi brani, convinto che fossero più adatti a un arrangiamento più introspettivo, meno da band (come ci ha spiegato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, sulla nostra web radio). Così, dopo averci lavorato con passione, insieme al polistrumentista Davide Grotta, sta per pubblicare l’album “Le dita nelle costole”, che uscirà il 22 febbraio per l’etichetta i Dischi del Minollo.

Nove tracce molto intense, intime, coinvolgenti, con un sound essenzialmente rock. Già dalla prima traccia, Barad dûr, dalla linea tipicamente alternative rock, spicca la qualità degli arrangiamenti, così come si fa notare la voce profonda e rabbiosa di Mirko. Un brano che ci è piaciuto molto e che, per certi aspetti, ricorda gli Afterhours degli inizi, oltre a contenere richiami alla migliore tradizione internazionale del genere.

Jena Lu convince perché mostra la maturità di chi sa come confezionare un pezzo senza farsi condizionare da ciò che potrebbe risultare già sentito. Riesce a mettere la sua identità, sia nell’arrangiamento sia nei contenuti, lasciando trasparire l’introspezione dalla quale emerge questa sua musica. I riff e le intro di chitarra, la linea melodica alla quale si aggiungono talvolta le percussioni, i cori e i suoni magnetici del theremin: tutto è perfettamente amalgamato alla sua voce e all’atmosfera che ha scelto di conferire al disco. Un’atmosfera spezzata solo con il brano La Bamba, una canzone corale e più nevrotica, che si trova a metà dell’album, come se ne rappresentasse un intervallo.

Una menzione speciale la merita È tutto bello, composizione rock dove la voce e la chitarra di Jena Lu sono un connubio avvincente, al punto che quando finisce viene subito voglia di riascoltarla. Se non fosse che subito dopo parte La stanza, brano di chiusura del disco, che è una ballata altrettanto bella, malinconica ed emozionante.

“Le dita nelle costole”, dunque, è un canto molto personale, intimo, è la voce dell’anima, il suono delle dita di un artista maturo che sa farsi sentire con il suo graffio rock e la sua sensibilità. Non conosciamo i suoi progetti futuri, ma possiamo dire che Jena Lu ha fatto bene a mettere in piedi questo progetto solista e a cantare le sue canzoni e le sue emozioni con un sound più introspettivo, modellato secondo le sue forme emotive.

Redazione Musica -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Le dita nelle costole”