Un ritorno gradito e atteso quello di Fabio Cinti, cantautore poliedrico ed elegante, capace di plasmare la propria arte attingendo alle tante forme della sua conoscenza, che si è formata attraverso il teatro, la musica e la filosofia. Ve ne avevamo parlato alla fine del 2016, quando aveva appena pubblicato il suo album “Forze elastiche” e vi avevamo accennato delle sue collaborazioni con artisti del calibro di Morgan e Battiato. Bene, è proprio a Battiato che Cinti ha voluto ispirarsi, con un riuscito omaggio a uno dei dischi del cantautore catanese che ha fatto la storia della musica italiana. Si tratta de “La voce del padrone”, album del 1981 che Fabio Cinti ha riadattato, utilizzando quartetto d’archi e pianoforte.
Nasce così “La voce del padrone – un adattamento gentile”, che ripercorre l’opera di Battiato rispettandone la partitura, che rimane inalterata così come il cantato. È un atto di amore e ammirazione che, come ci ha detto lo stesso Fabio nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra radio web, presuppone anche una profonda gentilezza nei confronti del compositore e autore di questo caposaldo della musica leggera italiana e non solo.
Esattamente come avviene con la musica classica, dove lo studio appassionato delle partiture riporta sino a noi le musiche di Bach, Mozart e di tanti grandi compositori. Come Liszt ha fatto per Paganini (con La campanella), così oggi Fabio Cinti lo fa per Battiato e per il suo celebre disco, con la stessa solennità per ogni ritmica, incedere, crescendo.
Cinti è bravissimo. La voce è perfettamente sovrapponibile all’originale e colpisce come archi e piano, ai quali Cinti ha affidato l’adattamento, riescano a ricreare il tutto con intatta magia e identico splendore: il quartetto di archi sa dare al contempo ruvidezza ed armonia, mentre il piano accoglie e fa volare i nostri pensieri oltre ogni parola e immagine. La mente corre pertanto lungo canzoni che abbiamo divorato e ascoltato milioni di volte, ma lo fa con nuovo entusiasmo, sorprendendosi dei cori di Bandiera bianca e Cuccurucucù e lasciandosi conquistare dall’intro cadenzata e struggente di Uccelli, dove il suono giunge entusiasmante e leggero come un frullare d’ali. Ed è bellissimo perdersi nell’incantesimo creato da Battiato e che Fabio Cinti canta mentre noi gli facciamo eco.
Riesce difficile, naturalmente, valutare il disco perché esso rimane una pietra miliare di una musica contemporanea che ha rinforzato negli anni nervi, armonie, pensieri e tenerezze. Ma di certo possiamo apprezzare la qualità e l’armonia di un adattamento gentile e sapiente che rende questo album sempre più incantevole. Impossibile non ascoltarlo e non perdersi in queste sette tracce leggendarie, riproposte alle nostre orecchie con la stessa necessaria leggerezza di una carezza affettuosa in un giorno di pace.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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