Il Reparto Psichiatrico è il singolare nome della band che vi proponiamo oggi, un nome che potrebbe dar spazio a sfumature ironiche, ma che viene pedissequamente contrastato da una musica che è ben distante da qualsiasi patologia. Questo sound caldo vi piacerà, vi farà saltare, darà momentaneamente spazio a quel neurone di follia presente in voi.

Il Reparto Psichiatrico è una band giovane, nata solo nel 2013, che ha subito vari cambi di line-up nel corso di questi anni, cambi che hanno però giovato alla ricerca di una vera stabilità, soprattutto compositiva. Proprio a livello compositivo, infatti, Il Reparto Psichiatrico si può definire come un gruppo molto moderno.

Il loro genere è il riassunto delle voghe musicali dei nostri giorni, ovvero quelle pop e rock. Ovviamente, non ci limiteremo ad essere così superficiali, faremmo un torto ai nostri bravi musicisti. Nella loro musica, infatti, il rock si unisce alla tradizione alternative degli ultimi decenni, mischiandosi soprattutto al garage e lasciando intravedere qualcosa di grunge. È un rock tendenzialmente aggressivo, spinto, in cui è sempre la parte noise a prevalere su quella più prettamente melodica. Per quanto concerne invece il lato pop, è quello di marchio attuale, in cui assumono grande importanza l’elettronica e i vari suoni sintetizzati, un pop che si mischia con un principio di folk, che conferisce all’atmosfera sonora qualcosa di gioviale e fantasioso.

Tutto questo concentrato di musica lo possiamo trovare nella loro produzione discografica d’esordio, un album intitolato “Qualcosa più di niente”, titolo mutuato dalla frase di una canzone dei CCCP (come ci hanno raccontato nella puntata di “The Independence Play” a loro dedicata sulla nostra web radio). Dieci inediti che tracciano una linea sonora ben precisa, anche a livello metaforico, ovvero quel famoso confine tra ragione e follia in cui le favole e i sogni diventano più reali e la quotidianità una cosa da prendere meno seriamente.

Il Reparto Psichiatrico su quel confine ci gioca musicalmente senza pensarci troppo, entrandovi ed uscendovi, talvolta con la strumentazione o con le melodie, talvolta anche coi testi, andando ad attingere dall’una e dall’altra parte, conferendo alle loro tracce quell’imprevedibilità che, in termini spiccioli, riesce a far acuire l’orecchio di chi sta ascoltando. Un esordio di ottima fattura, che consigliamo di ascoltare.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Qualcosa più di niente”