Storicamente il nostro popolo ha sempre presentato una grandissima originalità sotto l’aspetto musicale, riuscendo forse più di tutti a rappresentare in musica le nostre abitudini, usanze, costumi e tradizioni, gli aspetti della società e della personalità italiana. In parole povere, senza andare troppo in profondità nell’analisi musicale, il riassunto perfetto della nostra tradizione musicale è l’abbinamento tra il folklore e quel tipo di intelligenza che ha avuto sempre una predisposizione quasi naturale verso l’arte. Un perfetto riepilogo tra un animo sbarazzino e turbolento e una mente brillante e visionaria. In questo articolo vi diamo un esempio lampante di tutto questo, proponendovi la musica dei Bottega Retrò.
Bottega Retrò è un duo, formatosi nel 2009 e composto dai cantautori Cocò Gulotta e Alberto Di Rosa, che incarna perfettamente e con grande maestria lo stile italiano di cui abbiamo discusso. Dando una definizione basilare del loro genere, giusto per capire l’ambiente in cui ci stiamo addentrando, possiamo dire che è improntato ampiamente su quello che è il folk, un folk di chiaro stampo meridionale.
Ma di gruppi folk ne sentiamo tantissimi in giro, e dunque cos’è che contraddistingue i Bottega Retrò? Innanzitutto il fatto che il genere è espresso con qualità, sia a livello strumentale che vocale, con testi e intonazioni capaci di ironia e di mostrare quindi alla perfezione la nostra vera essenza. Inoltre, il loro folk si abbina benissimo con altre sfumature derivanti da altri generi attigui, come lo swing o il pop.
La musica dei Bottega Retrò non è un semplice susseguirsi di suoni incastrati bene e che producono gradevole armonia, ma è una vera e propria rappresentazione sonora in cui l’ascoltatore è coinvolto fin da subito, con il proprio animo immediatamente contaminato dall’allegria e dai ritmi vivaci. Un insieme di sensazioni che abbiamo provato quando abbiamo ascoltato il loro ultimo album: “La grande tristessa” (di cui vi abbiamo anticipato il singolo nel corso di “The Independence Play” sulla nostra radio).
Partendo da un titolo che è un chiaro e ironico riferimento alla celebre opera cinematografica di Sorrentino, questo disco, disponibile dal 19 novembre scorso, ha l’obiettivo di rappresentare, appunto, la nostra società ma da un punto di vista più folkloristico e con modi e analisi differenti, con più spensieratezza e senza cinismo, ironizzando anziché condannando. Tredici inediti tutti da gustare, che mettono subito di buon umore. Un album che solo per tradizione e qualità deve essere assolutamente ascoltato almeno una volta.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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