L’Italia meridionale fin dagli albori della nostra musica costituì una parte importante della tradizione; spesso ha rappresentato il trampolino di lancio per nuovi generi ed è stata la patria di grandi artisti, una patria in cui sentimenti, folklore e musica si fondono in un’unica cosa. L’ennesimo esempio arriva da un musicista emergente: Giuseppe Cucè. Artista di Catania, Cucè, dopo una vita intensa di studi musicali accompagnati spesso da note celebrità,  sembra aver raggiunto una maturazione tale per proporsi al grande pubblico. Risale allo scorso settembre, infatti, la pubblicazione del suo ultimo lavoro discografico, un album intitolato “Attraversando Saturno”.

L’album, composto da 10 inediti che seguono tutti bene o male un unico genere, è una ricca concentrazione di sentimenti, poesia e musica, che appunto mette in risalto come l’autore tenda a legare alle vibrazioni degli strumenti le altre forme d’arte. Un classico per un animo meridionale. Proprio per questo motivo l’analisi del lavoro del musicista catanese dev’essere divisa in due sezioni: una prima parte dedicata ai testi, un’altra alla musica. I testi spesso sembrano raccontare esperienze di vita, la maggior parte delle volte malinconiche, prediligendo delle strofe più squisitamente poetiche (eccetto per qualche esuberanza) alle banali metafore che si ascoltano di solito.

D’altra parte, la musica non è da meno: ricca e varia, sia in ritmi che in strumentazione. L’uso di trombe, fisarmoniche e ritmi di chitarra sostenuti conferiscono a tratti un carattere folkloristico all’album, fin quando non si ritorna in una sorta di limbo musicale in cui la calma ha il sopravvento, momenti in cui la chitarra si placa in arpeggi accompagnati da un cauto contrabbasso o da un più classico pianoforte.

“Attraversando Saturno” risulta dunque di buona qualità, sia come testi sia come musica; l’unico limite sarà forse rappresentato dal genere su cui è basato, il quale non raccoglie molti consensi dalle nuove generazioni, che spesso prediligono, forse erroneamente, cose meno ragionate e musicalmente più d’impatto. 

Manuele Foti -ilmegafono.org