La musica di cui vi parleremo oggi non è tra quelle che comunemente troviamo quando accendiamo la radio. È una musica che si trova solo in determinati contesti, in cui viene compresa e apprezzata, ma che probabilmente, in un prossimo futuro, sarà uno dei generi più utilizzati.

La musica di Giovanni Dal Monte, in arte La Jovenc, è quella che, sommariamente, definiamo elettronica di confine: suoni prodotti unicamente da sintetizzatori, tracce totalmente strumentali, intrecci melodici e ritmici minimalisti, prodotti anche con l’ausilio di drum machine, che si insinuano lentamente all’interno della struttura armonica fino a diventarne per brevi periodi di tempo i protagonisti.

La Jovenc, col suo genere, un mix tra elettronica e dark wave, ci proietta in un’atmosfera in costante mutamento, in cui il tempo e lo spazio vengono vissuti e percepiti in maniera differente, in cui non vi è una main theme o un main riff, ma solo un intreccio di suoni sintetizzati che compongono una sorta di quadro sonoro.

Tutto questo è possibile ascoltarlo nella produzione discografica de La Jovenc, un album intitolato “Mater”, di cui abbiamo parlato con lo stesso artista nella nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play” (clicca qui per ascoltare la puntata). “Mater”, composto da tredici tracce, rappresenta una produzione davvero molto originale: la reinterpretazione elettronica di pezzi medievali o rinascimentali, come le classiche chanson e ballate trovadoriche; un punto di vista estremamente moderno di uno stile compositivo tra quelli più importanti e antichi della storia della musica.

Una produzione che potrebbe magari risultare di difficile ascolto per un ascoltatore non appassionato all’elettronica, ma che è di indubbio valore artistico, non solo per l’obiettivo di unire generi distanti stilisticamente e temporalmente, ma anche per la sapienza con la quale vengono gestiti tutti gli incroci e i livelli sonori dei numerosi suoni sintetizzati.

Manuele Foti -ilmegafono.org