Un recente rapporto di Remedia, consorzio per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti tecnologici, il Green Economy Report 2016, ha sottolineato come sia importante, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale, recuperare i rifiuti tecnologici. In particolare, è stata illustrata l’attività svolta e sono state analizzate le opportunità di sviluppo future, soffermandosi soprattutto sul concetto di Responsabilità estesa del produttore (EPR). In un Paese come il nostro, povero di risorse e ricco di competenze manifatturiere, oltre che in piena crisi economica, recuperare e riciclare i rifiuti tecnologici sta diventando essenziale.

Si parla di un risparmio di 311 tonnellate di CO2 eq, 1milione di metri cubi d’acqua, oltre 107mila tonnellate di risorse non prelevate e 626 ettari di terreno non consumati nel 2016. L’87 per cento dei rifiuti tecnologici sono stati avviati al recupero della materia, mentre il 4,4 per cento trasformato in energia. In tutto sono state recuperate 30mila tonnellate di metalli, 14mila di vetro, 12mila di materie plastiche. “L’economia circolare offre opportunità importanti di crescita – dichiara Danilo Bonato, Direttore generale di Remedia – pari almeno a 50 miliardi di euro e 100mila posti di lavoro nei prossimi 5 anni”.

Nonostante gli ottimi numeri, c’è ancora molto da fare. Il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, infatti, ha dichiarato che è ancora necessario lavorare sul recupero delle schede elettroniche e alzare la media di raccolta RAEE domestici, dato che al momento è la più bassa rispetto a quella europea.

Inoltre, l’EPR dovrebbe andare di pari passo con una politica di fiscalità ecologica rigorosa e far sì che i prodotti importati non recuperabili debbano costare di più. Massimo Felice De Rosa, alla Commissione Ambiente della Camera per il M5S, è dello stesso avviso: “È ora di investire sulla produzione; bisogna ricominciare a concepire prodotti riparabili, da aggiornare, abbassando i costi del materiale da recuperare. Bisogna aiutare chi produce virtuosamente e penalizzare chi produce usa e getta”.

I risultati sono ben evidenti: rispetto al 2015 vi è stato un incremento del +68 per cento di rifiuti raccolti e 24 milioni di euro di importazioni in meno grazie alle materie recuperate. Ma per conseguire obiettivi ancora più importanti è necessario l’intervento della politica. Al ministero dell’Ambiente il capo segreteria tecnica, Carlo Maria Medaglia, ha annunciato la prossima pubblicazione di un position paper sull’economia circolare e ha assicurato che il Decreto trattamento RAEE è al momento in discussione con le associazioni e quello sullo Statuto Tipo dei consorzi è alla Corte dei Conti. I rifiuti tecnologici sono, infatti, una grande risorsa che l’Italia dovrebbe sfruttare al meglio.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org