“I diritti parlano, sono lo specchio e la misura dell’ingiustizia, e uno strumento per combatterla…” (Stefano Rodotà).
L’intelligenza, l’onestà e la dolcezza camminano sempre accanto ad un sorriso. Per questo non se vanno mai per davvero, ma mancano e mancheranno a questo Paese malato. Mancheranno a chiunque creda ancora che l’etica e la dignità siano un valore, questo sì. È strano questo mondo, dove in troppi pensano che alzare la voce sia un segnale di coraggio e di personalità quando invece è esattamente il contrario. È strano perché i primi che dovrebbero prendere le distanze da chi urla parole vuote che non contengono nemmeno il seme di un’idea siamo tutti noi, cittadini e persone che ogni giorno dobbiamo fare i conti con una società dove troppe cose sono ancora da costruire e tante altre sono invece da custodire, proteggere e tutelare.
Eppure, nella cornice che delimita il perimetro di questo Paese, il quadro è esattamente l’opposto. C’è un’attrazione morbosa, quasi liberatoria, nei confronti di chi rifiuta la capacità di dialogare con garbo e con umiltà, e c’è una specie di rifiuto rivolto a chi costruisce con garbo e intelligenza. A volte viene da pensare che esista una specie di guerra non dichiarata ma palpabile, evidente, nei confronti di chi ha dedicato una vita allo studio del Diritto e mette al servizio della Comunità questo patrimonio d’idee e di conoscenza.
Eppure la vita di Stefano Rodotà è un libro aperto, chiede solo di essere sfogliato e letto con attenzione. Ogni pagina di quel libro racconta qualcosa che profuma di etica e di umana capacità di vivere. Oggi in molti ripercorrono le tappe della sua militanza politica, io credo che sia un esercizio tutto sommato superfluo nei confronti di un Uomo la cui vera e unica militanza sia stata quella che lo ha sempre visto schierato dalla parte del Diritto.
“… No, non cominciai nel partito radicale, in realtà esordii nell’Unione goliardica italiana, che era il movimento giovanile universitario. Lì è cominciata la mia storiella da cane sciolto. Lettore del Mondo ma insofferente alle chiusure anticomuniste di Pannunzio. Compagno di viaggio dei radicali, ma allergico all’autoritarismo di Pannella. Poi molto vicino al Psi guidato da De Martino, ma pronto a litigare con un arrogantissimo Craxi divenuto vicesegretario. Infine nella Sinistra Indipendente, che però era irregolare di suo. Non sono mai stato intrinseco a nessun partito. L’unico mio punto fermo sono stati i diritti”.
Rileggendo questa dichiarazione di Rodotà si può capire che il suo cammino politico sia stato solo il naturale proseguimento di un percorso che non ha mai usato la conoscenza del Diritto per dare più potere a chi già ne è padrone, ma per restituire diritti a chi non ne ha mai avuti.
Quanti ricordano la sua attiva partecipazione alla scrittura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea? E quella fu solo una delle tante pagine della sua vita dedicata al Diritto, anche nella sua vita di Parlamentare le sue battaglie, spesso ignorate e considerate di secondo piano, sono sempre state rivolte al rispetto del Diritto e della Carta Costituzionale.
Gli ultimi anni della sua vita rappresentano, meglio di ogni altra considerazione, il buco nero in cui il Paese Italia ha scelto di cadere. La mancata elezione di Stefano Rodotà alla Presidenza della Repubblica, nell’aprile del 2013, rappresenta l’ennesima occasione persa da questo Paese. Quella data dovrà essere ricordata a lungo come una pagina maledettamente misera della vita parlamentare italiana. Perché quello che resta di quel giorno non è solamente la seconda rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, ma soprattutto il modo in cui si arrivò a quel risultato: prima i “101” parlamentari che bocciarono le candidature di Romano Prodi e di Franco Marini e poi il rifiuto di vedere in Stefano Rodotà una figura degna di ricoprire quel ruolo.
È giusto ricordare come quel rifiuto fu espresso chiaramente prima di tutto dal Partito Democratico. Ma così è stato e la vita va avanti, anche per Stefano Rodotà, capace di restare quello che è sempre stato, guidato da una grande dignità. La stessa dignità che lo porta a difendere sempre la Costituzione italiana, supportato ogni volta dall’intelligenza e dalla passione etica e morale. Il tempo passa e arriva il dicembre del 2016, quando si deve votare il referendum sulle modifiche costituzionali. L’impegno di Stefano Rodotà è intenso, senza risparmio di energie e di pensiero.
La sua difesa della Carta Costituzionale è sempre stata motivata da un ragionamento lucido e accompagnata dalla passione con cui ha saputo spiegare, a chi voleva e sapeva ascoltare, le ragioni stesse del suo pensiero. Il risultato di quel referendum darà ragione a lui.
Mancherà tantissimo la voce ferma e gentile di Stefano Rodotà, mancheranno tantissimo la sua ironia e la sua passione per il Diritto. Mancheranno a chiunque sappia sognare ancora una società diversa e migliore, in Italia e nel mondo. Perché il mondo conosceva bene quest’uomo venuto dalla Calabria e diventato, un passo alla volta, un punto di riferimento per chiunque ritenga come riteneva lui che “ i diritti parlano …”. Parla, per lui, la sua carriera accademica che l’ha visto insegnare nelle università europee, negli USA, in America Latina, Canada, Australia e India. Parlano per lui le lauree honoris causa ricevute. Lui e il Diritto, un viaggio durato una vita intera, sempre in compagnia.
Oggi questo viaggio si è interrotto, altri dovranno prendere nelle proprie mani quel testimone, come sempre accade quando qualcuno se ne va. Un’ ultima considerazione alla quale non riesco a rinunciare per il rispetto e l’affetto che devo a Stefano Rodotà: una richiesta ai tanti che oggi omaggiano Rodotà ma che fino a ieri lo hanno sempre ignorato e osteggiato, a chi non lo ha voluto come Presidente della Repubblica forse perché coscienti che un Uomo come lui non avrebbe mai fatto l’inchino a nessuno… Ecco, a tutti questi signori oggi vorrei chiedere di non dire nulla, di stare zitti almeno una volta nella vita e di chinare la testa, oppure di girarla dall’altra parte come hanno fatto fino a ieri.
Grazie di tutto Professore.
Maurizio Anelli (Sonda.life) -ilmegafono.org
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