Vengono da Latina, sono nati nel 2003 e hanno appena pubblicato il loro secondo disco autoprodotto (uscito il 27 gennaio scorso): parliamo de I Dottori e dell’album “Poesia & Veleno”. 12 tracce fatte di solitudini, abbandoni e attese, un percorso musicale nel quale i Dottori si avvicinano a quelle che sono le miserie e le emarginazioni dei nostri giorni. Raccontano storie di ordinaria solitudine e povertà, come quella di Giovanni (in Storia di Gianni) o Viola (nell’omonimo brano).

Cantano di Marilù, incontrata di notte in spiaggia e poi andata via con le sue labbra rosse. Ci parlano della voglia di perdersi come cura per ritrovarsi, dentro questo mondo tutto da ricostruire (in Che senso ha). E ancora ci fanno conoscere Mario il poeta, con quella poesia che per lui era un veleno, un veleno di cui non si può fare a meno e che si coglie per strada, quello stesso veleno che lo ha portato alla morte.

I Dottori raccontano solitudini che si incontrano per caso, ma a cui molti non hanno tempo da dedicare, povertà piene di disperazione di cui non ci si cura.

E allora, non a caso, si chiude con un omaggio (la canzone Un blasfemo) al più grande cantautore e poeta dei nostri giorni, Fabrizio De André, che in queste periferie e in queste solitudini ci ha vissuto, dando voce alla sua rabbia e alla sua malinconica geniale poesia.

Un album dalle atmosfere piene, attraversate da una grande varietà umana, con una musica minimale che si affida soltanto a basso, chitarra e batteria. Una scelta voluta, finalizzata a produrre il suono, esclusivamente con ciò di cui si dispone, dando importanza assoluta a ogni singolo brano.

FrankaZappa -ilmegafono.org