Le buone notizie in ambito di green economy ed energia rinnovabile vengono dall’Africa: il Ruanda, noto alle cronache per motivi assai più spiacevoli, sta per entrare nell’Olimpo dei paesi eco-sostenibili, grazie a una centrale di 8,5 Megawatt. Il governo ha accettato un’offerta lanciata da Gigawatt Global, Scatec Solar e Norfund, con il supporto di Potenza Africa di Barack Obama. Con una spesa totale di 23,7 milioni di dollari, i lavori della centrale, iniziati nel febbraio 2014, sono stati terminati lo scorso luglio. La centrale produrrà energia solare, collegata a un server principale situato ad Oslo (Norvegia), con il quale si riuscirà a monitorare ogni attività anche da notevole distanza.
La struttura consta di 28.360 pannelli posti nei pressi del lago Mugasera, a est della capitale Kigali: ciascuno di essi è in grado di intercettare la luce solare inclinandosi nel corso della giornata, con risultati molto più efficienti dei pannelli fotovoltaici tradizionali.
Ai vantaggi ambientali si aggiungono anche le opportunità professionali per gli abitanti della zona, così come si conviene per tutte le attività eco-sostenibili. Si parla di circa 350 posti di lavoro, oltre a una capacità di copertura del fabbisogno energetico pari a 15.000 abitazioni.
Il progetto può costituire un modello da seguire per tutto il continente africano, un esempio che proviene da un paese che, martoriato dal genocidio 21 anni fa, sente oggi la necessità di ripartire. La centrale green, infatti, sorge su un terreno della Agahozo-Shalom Youth Village, una cooperativa che si occupa dei bambini rimasti orfani prima e dopo il genocidio, garantendo così una fonte di reddito sicuro agli abitanti del villaggio. Grande soddisfazione è stata espressa da parte delle autorità locali, come Jean-Claude Nkulikiyimfura, direttore della comunità locale, felice per la visibilità e l’interesse suscitato dal progetto.
Chiam Motzen, Amministratore Delegato e cofounder di Gigawatt Global, invece, sottolinea l’importanza dell’iniziativa per un paese come il Ruanda, “C’era un disperato bisogno di energia, visto che il paese aveva soltanto 110 megawatt disponibili per una popolazione di 12 milioni di persone”, ha commentato. I pannelli utilizzati per la centrale sono stati realizzati in Cina, gli inverter e i trasformatori in Germania, un esempio di sinergia internazionale a favore dell’ambiente e delle comunità in via di sviluppo.
Il messaggio lanciato dal continente africano arriva a pochi giorni dalla COP21 di Parigi, la conferenza sul clima alla quale parteciperanno i leader di tutto il mondo per discutere sul clima e sulle strategie per frenarne i cambiamenti. Il test del Ruanda testimonia che la produzione di energia non necessità a sua volta di emissioni nocive, registrando un PIL in ribasso sul versante inquinamento.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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