Il Partito Democratico ha presentato un programma in otto punti su cui chiederà la fiducia dei neoeletti parlamentari nei prossimi giorni. Le priorità sono: riforma della legge elettorale, taglio dei costi della politica e riduzione del numero dei parlamentari, legge sul conflitto di interessi, nuova legge anti-corruzione, riduzione delle spese militari, rimborso dei crediti vantati dalle aziende nei confronti dello Stato, esenzione Imu per la prima casa fino a 500 euro e interventi urgenti per l’occupazione e la crescita. È un programma ambizioso per un Paese come l’Italia e condivisibile da molte forze politiche e da moltissimi cittadini.

Nessuno dei punti presentati dal leader del Pd, Pierluigi Bersani, fa alcun riferimento, tuttavia, alla tutela dell’ambiente e alla green economy. Quella che dovrebbe essere una priorità di qualsiasi forza politica, in Italia o all’estero, purtroppo fatica ancora ad entrare nei programmi dei partiti e dei governi. Nel suo programma elettorale il Pd aveva riservato un unico punto allo “Sviluppo sostenibile” e si trattava in realtà più di promozione del know-how italiano che di sviluppo nel rispetto dell’ambiente.

“Sviluppo sostenibile –  si legge nel paragrafo dedicato dal Pd al tema – per noi vuol dire valorizzare la carta più importante che possiamo giocare nella globalizzazione, quella del saper fare italiano. Se una chance abbiamo, è quella di una Italia che sappia fare l’Italia”. Nel programma si parlava anche di “una politica industriale integralmente ecologica”, ma i termini utilizzati erano molto generici:  “la qualità e le tipicità, mobilità sostenibile, risparmio ed efficienza energetica, le tecnologie legate alla salute, alla cultura, all’arte, ai beni di valore storico e alla nostra tradizione, l’agenda digitale”.

Nessuno di questi termini rientra oggi nel programma in otto punti del Pd, come se la protezione del Pianeta e la lotta ai cambiamenti climatici fossero sempre e comunque argomenti secondari e privi di interesse per i cittadini. Niente di più sbagliato. Le  questioni ambientali, secondo l’Ecobarometro 2013, realizzato da Lorieng Consulting per Legambiente, sono tra le principali preoccupazioni degli italiani. “Per i cittadini italiani – scrive Legambiente – le tematiche ambientali sono una priorità seconda soltanto ai problemi dell’occupazione.  

Se disoccupazione e lavoro conquistano, infatti, il primo posto nella classifica delle preoccupazioni degli italiani con il 97,9% delle risposte degli intervistati, il complesso delle voci ambientali segue con il 48,2%. L’inquinamento inquieta il 41% del campione, lo spreco delle risorse il 34,8%”.

Dal sondaggio si evince, inoltre, un vero e proprio plebiscito per le rinnovabili, visto che il 78,2% del campione approverebbe ulteriori tagli da parte del governo purché le fonti pulite trovino sostegno. E moltissimi, oltre l’80%, vedono di buon occhio una “legge per la bellezza” come quella che Legambiente ha proposto, in campagna elettorale, ai candidati di tutte le coalizioni e agli amministratori locali. Insomma l’ambiente è e rimane una delle priorità degli italiani.

Il Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia e Libertà sono gli unici partiti che, in campagna elettorale, hanno presentato un programma dettagliato e concreto in materia di tutela ambientale. Il programma dei grillini, oltre ad elencare azioni specifiche da intraprendere per proteggere l’ambiente, è stato differenziato anche a seconda dei territori regionali. Il M5S propone inoltre di incentivare i trasporti pubblici e l’uso delle biciclette, vietando invece la costruzione di parcheggi nelle città. Vietati anche gli inceneritori, così come il Ponte sullo Stretto e la Tav in Val di Susa.  

Ci auguriamo, forse invano, che questi punti possano trovare spazio nei programmi di un futuro governo.

G. L. -ilmegafono.org