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L’indignazione di fronte alla violenza non dovrebbe avere gradazioni o sfumature differenti, soprattutto quando la stessa violenza si esplicita nell’aggressione e nell’eccidio di persone inermi, di cittadini che hanno la sola colpa di essere finiti in mezzo ai giochi di potere di due fazioni vigliacche e spietate, come il governo israeliano e Hamas. In particolare, il popolo palestinese è finito dentro la gabbia di morte costruita strategicamente e scientificamente dall’establishment israeliano, dagli oltranzisti folli della destra ebraica e dai sostenitori esteri. Un’accolita di sanguinari che mostra i muscoli al mondo sventrando e facendo a pezzi innocenti, servendosi di un esercito talmente spietato che la percentuale di disertori è diventata sempre più elevata, così come quella di chi sceglie l’obiezione.
In tutto questo orrore che si ripete ciclicamente, c’è anche qualcos’altro che fa rabbia e riguarda chi assiste dall’esterno alle violenze di Gaza. Il silenzio della comunità ebraica italiana, ad esempio, di fronte al massacro di donne, anziani e soprattutto bambini, dilaniati e uccisi dalle bombe e dalla violenza israeliana, in una sorta di rappresaglia “nazista” (la memoria evidentemente non serve poi così tanto), mi fa inorridire e mi fa comprendere perché, giustamente, due uomini liberi e intelligenti come Moni Ovadia e Gad Lerner abbiano deciso di uscire dalla comunità milanese in polemica.
Perché non si può accettare il silenzio offensivo su fatti simili che vanno al di là delle fazioni e delle questioni politiche. Non si può pensare che, contro la tragedia del massacro di persone innocenti, ci si schieri soltanto quando ad esser toccata è la propria parte, tacendo ogni maledetta volta che viene colpita, con una dimensione sempre più eccessiva, l’altra. Il silenzio del governo italiano è ancor più vergognoso. L’abdicazione di quella che (a torto) ritiene di essere erede della sinistra italiana ad una filosofia centrista e occidocentrica è una delle tante azioni blasfeme di cui i “democratici” sono squallidi protagonisti e che certificano la loro assoluta allergia nei confronti di una politica onesta, almeno intellettualmente.
Non parliamo poi di quegli scriteriati che, in campagna elettorale, si definivano “eredi di Berlinguer” e che su Gaza non hanno speso una sola parola, forse per via dei rapporti stretti che, a quanto si vocifera, i due loro guru hanno con gli USA, ossia con la grande potenza amica di Israele che, dinnanzi alla morte di oltre 130 persone sotto i raid israeliani, preferiscono parlare solo dei razzi di Hamas.
Per quanto riguarda l’Unione Europea, anche in questo caso il silenzio è eloquente e esprime con esattezza l’indirizzo politico di una istituzione che andrebbe rifondata con principi di umanità e pacifismo e con un impegno concreto ed equidistante per la soluzione della questione mediorientale.
Così, i soli a prendere posizione rimangono i cittadini, i movimenti, le ong, le associazioni, ossia tutti coloro che ancora si indignano e rifiutano ogni forma di violenza. Un popolo pacifico che si è messo in moto e ha attraversato le piazze italiane per manifestare solidarietà alle vittime di questa ennesima guerra. Un coro piccolo e compatto che però rimbomba e fa eco in mezzo al silenzio vuoto di chi dovrebbe rappresentarlo. Un silenzio che fa arrossire. Di rabbia e di vergogna.
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