Gaza come i cieli del granaio d’Europa, come le armi chimiche di Aleppo, come le armi chimiche di Saddam in nord Iraq. La lunga scia di dolore che si trascina dalla fine del XX secolo porta con sé notizie, ma soprattutto immagini troppo crude. Il bisogno della spettacolarizzazione.  Si celebra il macabro elogio del sangue e della morte a scopo mediatico. Perché per essere ascoltati bisogna creare clamore. Una tattica di comunicazione poco sottile ma indubbiamente efficace. Cose molto lontane dal motto “el fuego y la palabra” del subcomandante Marcos e dei suoi comunicati alla società civile. Chi? Appunto.

È sconcertante il bisogno del clamore per avere attenzione. La ricercano tutti. Dalle foto shock dei bambini palestinesi dilaniati dalle bombe israeliane ai pezzi dell’aereo abbattuto questa settimana sui cieli d’Ucraina. In entrambi i casi colpevoli sono coloro che le diffondono. E non perché disturbano la quiete delle mia coscienza. Ma per l’intento pubblicitario che si ricerca con la pornografica esposizione della tragedia. Anche perché lo stesso messaggio si può veicolare anche senza fare esposizione del sangue degli innocenti.

A me, personalmente, bastano le foto dei civili sui tetti e quelle dei miei coetanei con le birre in mano a vedere i mortali fuochi artificiali sulla Striscia di Gaza. In queste situazioni anche il binomio classico di rivoluzione e reazione non sa più distinguersi sul piano della morte spettacolarizzata. Abbiamo bisogno di essere commossi per essere interessati. Qualche sociologo potrà anche spiegare il fenomeno. Limitiamoci a trarne le conclusioni, anche più ovvie.

Siamo vittime di un sistema mediatico in cui i civili servono da prova del conflitto. La contabilità dei morti ai tg non è più abbastanza. Serve l’immagine cruenta o l’abbattimento di un aereo civile con quasi trecento morti per accalappiare l’attenzione. Questo è il sospetto che sorge anche ad osservare le reazioni nostre di fronte a certe notizie. Non ci sono soluzioni da proporre. Non possiamo cambiarci la mentalità a vicenda. Possiamo solo assistere impotenti al dramma che si consuma quotidianamente e che attira la nostra attenzione a seconda delle quantità di sangue versato.

L’immagine qui sotto la trovate su scrittosulmuro.tumblr.com, anche se scritta a pennarello su un muro rende più di molte altre fesserie scritte su carta stampata.

Penna Bianca -ilmegafono.org