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Rigurgito antifascista

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Bisognerebbe spiegare al duo di coppia del Movimento 5 Stelle che la politica non puoi gestirla come il Grande Fratello, con le nomination e il voto on-line per decretare l’uscita dei concorrenti dalla “casa”. Soprattutto, bisognerebbe far capire che in questo Paese, con tutti i difetti che esso presenta, la legge consente ancora di esprimere il proprio dissenso.

Si dirà che nessuno lo vieta dentro il Movimento, purché i dissidenti non stiano nel Movimento, regolato da un codice di comportamento che impone l’obbligo del consenso e una logica alla fine verticistica.

D’accordo, ma se a ogni manifestazione interna di questo dissenso segue un’espulsione, allora credo che la rappresentanza pentastellata in Parlamento si ridurrà progressivamente nel tempo, andando a impinguare la composizione del gruppo Misto.

Allora mi chiedo che senso ha? Qual è l’obiettivo di Grillo? Se non è far politica, dialogare, prendere provvedimenti attraverso l’attività e il voto nelle due camere, accettare le opinioni anche discordanti dei suoi deputati e senatori in modo da trovare la sintesi migliore e ridurre gli errori, allora cosa resta? In questo modo, non si capisce quale sia la ragione di stare in politica, né quali siano le differenze tra il Movimento e un normale picchetto di protesta per strada.

C’è qualcosa che non torna. C’è qualcosa che mi insospettisce. 

C’è quel senso di funzionalità a qualcos’altro di meno visibile e tangibile che mi inquieta. 

Ci sono logiche interne che, almeno da un punto di vista astratto, ricordano il vecchio partito fascista.

Sento un po’ di acidità salire dallo stomaco.

Ho un rigurgito antifascista.

Leggi qui:

http://www.repubblica.it/politica/2014/02/21/news/m5s_grillo_orellana_sfiduciato_dal_territorio-79227309/?ref=HREC1-2

Autore

Il randagio

Un blog per riflettere criticamente sull'attualità, sulla vita e sulle tante ingiustizie contro cui siamo chiamati a combattere e a non girarci dall'altra parte. Il punto di vista di un "randagio" dell'informazione, uno che ritiene che scrivere non è solo raccontare dei fatti, ma anche prendere posizione quando quei fatti sono palesemente disumani o ingiusti.

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