presentazione cagliari

Sembra folklore, sembra un’idiozia, anche per le ridottissime dimensioni del luogo nel quale il fatto si è verificato. Eppure rimane un segnale. Di ignoranza, ma anche di malafede. Oltre ad essere il frutto del linguaggio sbagliato della politica nel suo insieme, in materia di immigrazione. Il fatto di cui parlo è avvenuto a Maletto, piccolo comune (poco più di quattromila abitanti) in provincia di Catania, adagiato sulle pendici dell’Etna. Lì, sul fianco orientale della Sicilia, il primo partito è stato la Lega Nord. Il più votato un suo candidato, Antonio Mazzeo (solo omonimo del giornalista e attivista dei diritti umani candidato nello stesso collegio con la Lista Tsipras), professione geometra, anni venticinque.

Ben 515 voti su 1770 votanti, con la Lega che conquista il 32,6%, mettendosi alle spalle Forza Italia (26,4), Pd (23,3), Ncd (7,5) e 5 stelle (6,8). L’affluenza è stata molto bassa (42%), ma resta il fatto che in un paesino del profondo Sud, famoso per la coltivazione di fragole, vince chi ha pompato sul razzismo, sulla logica dell’invasione, sul rifiuto dell’Europa.

Le motivazioni degli elettori di Maletto potrebbero essere legate alla crisi dell’agricoltura, a una chiusura verso il mondo, a calcoli superficiali sulle proprie piccole convenienze, a paure stupide, oppure semplicemente alla fiducia nei confronti di un giovane che si è costruito un piccolo seguito. Non importa, quello che so è che qualcuno ha fallito, qualcuno non ha comunicato per bene con gli elettori, qualcuno non è stato in grado di far comprendere loro le bugie della Lega, né ha avuto il coraggio di dire come stanno le cose o l’intelligenza di ricordare agli elettori di Maletto che la croce sulla scheda la mettevano contro loro stessi.

Contro la propria terra, contro la propria dignità e l’orgoglio di un popolo che i leghisti vorrebbero vedere affondare, un popolo che definiscono parassita, nonostante nel loro nord si sia sempre sbracciato lavorando sodo, regalando le migliori maestranze, la fatica, il sudore, il talento. Hanno votato per quelli che non affittavano (e ancora accade) le case a chi aveva un accento meridionale e, in particolare, siciliano. Hanno scelto coloro che speravano che il ponte sullo Stretto si costruisse, ma con bulloni allentati, cosicché sarebbe crollato presto con un po’ di “terroni” sopra.

Il voto va sempre rispettato, si dice. Vero, ma fino a un certo punto. Perché se si vota contro la propria dignità, la propria storia, contro sé stessi e la propria terra, si va oltre, si esce da ogni logica e anche dal rispetto.

Ecco perché a quegli oltre cinquecento elettori e al loro candidato consiglierei, se hanno questo complesso di inferiorità, di trasferirsi in massa al nord, dove potranno recitare la parte, triste, di quelli che per adeguarsi a un luogo e farsi accettare ne ripropongono la sottocultura e le logiche peggiori, quelle che altri combattono.

Per concludere, ma è una scelta personale, non comprerò mai fragole provenienti da Maletto. Avrebbero un sapore indigesto.