Salvini insultato e contestato a Napoli e Taranto. Bravi i napoletani e i tarantini. Avete fatto quello che ad Augusta, in Sicilia, nessuno ha fatto. Nei giorni in cui sono stato in Sicilia ho sentito servizi tv scandalosi, gentaglia intervistata che diceva che i migranti portano le malattie (balla colossale come quella, smascherata, sull’ebola), che sono troppi, che danno fastidio, che fanno cose terribili (ovviamente non precisate). Ho sentito titoli di quell’orrendo tg che è il Tg3 regionale montati ad arte per solleticare il razzismo più becero (l’Odg dovrebbe preoccuparsi di questo, delle carte di Roma e Treviso e non di ridicoli e inutili corsi di formazione obbligatoria per far mangiare qualcuno).
Ho sentito persino teste di…legno delle mie parti dire che Salvini ha ragione, che questi qui ci tolgono il lavoro, che ci sono italiani che non hanno da mangiare e noi pensiamo ai “niuri”.
Ho sentito il silenzio di queste stesse teste di legno quando ho chiesto se loro, disoccupati, fossero disposti ad andare a lavare i cessi (magari anche con una o due lauree) o pulire il culo agli anziani (scusate il linguaggio scurrile ma con certa feccia voglio essere diretto) o a spaccarsi la schiena in campagna, ho visto i loro occhi bassi quando ho raccontato delle richieste di lavoro in vari settori per mansioni che noi italiani consideriamo “umili” rimaste inascoltate per settimane e addirittura mesi, fino a quando non si sono presentati dei candidati, tutti stranieri.
Non possono, non potete smentirmi, perché io ho le prove di quello che dico e scrivo. Anni di prove. Perché, parliamoci chiaro, per noi “occidentali” in crisi il problema non è tanto che manca il lavoro, ma che manca quello che ci consenta di lavorare poco e guadagnare quanto basta per poterci permettere cose superflue. E allora tutti a lamentarsi. Tutti a prendersela con chi viene da condizioni infernali, non ha altra scelta, deve scappare e viene qui rischiando tutto e lasciando tutto per poter lavorare e sopravvivere o aiutare chi è rimasto lì. E sono le persone migliori, sono la classe dirigente di paesi disastrati da gruppi di potere rifocillati e sostenuti dalle potenze mondiali. Sono donne e uomini che molto spesso hanno lauree e livelli culturali elevati e parlano più lingue, a differenza dei nostri vecchi emigranti, che erano grandi lavoratori ma anche in gran parte ignoranti e spesso analfabeti.
E pure continuiamo a trattarli da animali, da bestie, da scimmie. Facile farsi le foto con la banana pensando di avere una coscienza pulita e poi accettare in silenzio quello che avviene, fottervene del resto, di quello che sfruttate nelle vostre case o nelle vostre campagne. Facile piangere e fare i buoni e puri quando vedete un naufragio o le file di corpi sulla banchina o quando ascoltate le parole del papa e vi mettete a pregare.
Ma chi diavolo pregate? Per chi piangete, se poi, passata la retorica del dolore, la pensate come Salvini e fate in modo che venga nella terra che ha sempre disprezzato a vomitare la sua inettitudine e la sua disumanità? Che esseri umani siete se vi comportate come ai tempi dell’apartheid e chiedete che i vostri figli, quelli che lasciate crescere come automi rincoglioniti e viziati, non salgano su un autobus che qualche giorno prima ha trasportato dei migranti, che al loro confronto sono eroi? Non avete il diritto di piangere, di pregare, di dirvi umani. Abbiate la decenza di non dire “non sono razzista però”, perché lo siete razzisti e non avete nemmeno le palle di ammetterlo. Siete la chiave che prova a chiudere la porta di un futuro di umanità e speranza, siete la vergogna della mia isola, siete piccoli piccoli, ominicchi, quaquaraqua. E spero che il futuro vi torca il collo e vi spezzi la schiena.
Imparate da chi ha contestato, tirate fuori la dignità e l’orgoglio, sputate addosso a Salvini, cacciatelo via, urlategli tutto l’orrore che merita. Non fatevi dominare anche da questo mentecatto venuto dal nord più rozzo. Rivendichiamo la nostra diversità, quell’accoglienza che nella storia ci ha reso grandi, prendiamo ad esempio il sindaco di Lampedusa, apriamoci a chi arriva dal mare, perché fa parte della nostra storia. Dobbiamo ricordarci di essere siciliani, siciliani veri. Torniamo all’essenza. E sveglia, cavolo, sveglia!
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