Renzi ha annunciato che sarà tolto il segreto di Stato sulle stragi. Un provvedimento che suscita ovviamente reazioni e commenti nell’atmosfera già infuocata della campagna elettorale. Nessuno che ci avesse pensato prima o ne avesse parlato, ma le critiche son comunque bene accette. In burocratese si dice “declassifica della documentazione […] concernente gli eventi di Piazza Fontana, Gioia Tauro, Peteano, Questura di Milano, Piazza della Loggia, Italicus, Ustica, stazione di Bologna, Rapido 904”. In pratica, è difficile comprendere come si evolverà la storia dei nostri segreti e di quei faldoni che immagino polverosi, nella location perfetta per un noir all’italiana.

Preambolo: si tratta di eventi che i giovani di oggi conoscono solo se hanno guardato il tg il 2 agosto o sono inciampati in una puntata di Blu Notte. È tutta “quella parte di programma che non riusciremo a finire” e che, se eri particolarmente annoiato (ai tempi in cui gli smartphone li avevano solo in USA), magari ti andavi a sfogliare. E in un turbinio di riforme quella parte di storia non hanno mai iniziato a insegnarla, ma questa, si sa, “è un’altra storia”. Per farsi un’idea più silenziosa degli slogan da cabina elettorale bisogna al solito leggere i fatti con lucidità.

Partiamo con i pro. Dopo decenni di colpevole silenzio (a parte qualche risveglio giudiziario) si torna a parlare, in politica, degli anni foschi e nebbiosi della nostra Repubblica. Un silenzio dovuto forse al mutismo di chi allora ricopriva un qualche ruolo istituzionale (anagraficamente parlando è possibile). In secondo luogo, questo è un segnale per un passaggio, fondamentale, a un rapporto cittadino/Stato più diretto, trasparente e meno mediato e forse anche la speranza per un’apertura maggiore di quegli archivi in futuro.

I contro sono numericamente di più. Prima di tutto, i fatti evidenziati da Renzi nel suo messaggio (reperibile su twitter nell’account del premier) sono quelli più eclatanti. Sono fatti lontani, anche se indubbiamente bruciano ancora. C’è da chiedersi che ne sarà di altri fatti ancora attuali (non tanto per il dolore, quanto per le conseguenze politiche che si portano dietro). Un segnale importante in questo senso potrebbe essere quello di rendere più palese o mediatica la battaglia (attualissima) che a Palermo stanno combattendo per sopravvivere e fare chiarezza sulla trattativa Stato-mafia. Dietro si cela lo stesso interesse coperto dal segreto di Stato, quanto si dovrà attendere per la verità? Un ulteriore problema è che i documenti, per quanto pubblici, sono difficili da leggere e soprattutto da interpretare e ci vorrà del tempo per capirci qualcosa.

Restano poi vivi e vegeti altri segreti al Quirinale e nell’Arma dei Carabinieri e quelli su cui è posto il segreto della Nato. Una faccenda abbastanza complicata, adatta agli storici e a chi avrà la pazienza e il senso civico di metterci le mani. Tuttavia, nonostante l’indole critica impostami dalla tastiera e dalle sfumature dei fatti, non si può, anche solo per tenere viva la speranza, non cogliere comunque questo come un fatto positivo. Può essere una mossa elettorale, peraltro un po’ fiacca se messa in quest’ottica, perché meno potente di 80 euro in busta paga. Può essere un colpo ai vecchi guru della politica.

Non si dimentichi però che quei fatti, tranne che per i parenti delle vittime, sono caduti nell’oblio. Poche le commemorazioni, le riflessioni serie e condivise. Sono rimasti per troppi anni un argomento per addetti ai lavori. Se non altro, la decisione di Renzi riporta alla ribalta un po’ di memoria collettiva che in questo momento non può che farci bene. Per chi ne avesse voglia consiglio due articoli critici sul tema, da cui ho tratto alcuni spunti di riflessione.

http://www.vice.com/it/read/segreto-di-stato-sulle-stragi-renzi-intervista-pacini
http://www.aldogiannuli.it/2014/04/segreto-di-stato-tutto-fumo/

Penna Bianca –ilmegafono.org