A volte capita che la mente, tra un volo pindarico e un altro, decida di posarsi e concentrarsi su quanto possiamo ritenerci fortunati di vivere in una fetta di mondo che, nonostante le moltissime problematiche e le ingiustizie a cui dobbiamo far fronte, potremmo definire accettabile, piacevole, decisamente migliore di tante altre. Le immagini che ci giungono dal Medio Oriente o dalle parti più povere del globo terrestre spesso ci ricordano (o dovrebbero ricordarci) della fortuna che abbiamo nel possedere tanto, nel vivere in maniera pacifica, nel vedere che da decenni non vediamo bombe cadere giù dal cielo delle nostre città.

Questa premessa è doverosa per rendersi conto di quanto sia inaccettabile che, nonostante l’assenza di una guerra, nel nostro Paese ci siano città nelle quali la tranquillità ce la togliamo da soli, per colpa di chi è assetato di potere e, per farlo suo, mostra di essere pronto a tutto, persino a sparare per strada. È accaduto a Reggio Calabria lo scorso sabato ed è qualcosa di assolutamente grave, non solo per il gesto in sé, ma soprattutto perché è inammissibile che la gente debba trovarsi in mezzo a una sparatoria per le strade di una città, vivendo momenti di inferno invece di godersi la bellezza che il capoluogo reggino sa offrire.

La scorsa settimana, infatti, la gelateria “Sottozero”, nota in tutta la città e situata sul lungomare, in quello che è definito da tutti “il chilometro più bello d’Italia”, attorno alle 2 di notte, ha subito l’irruzione di un uomo incappucciato e con in mano un fucile, che ha iniziato a sparare all’impazzata all’interno dello stesso locale colpendo e frantumando scaffali, bottiglie e tutto ciò che capitasse a tiro, fuggendo poi a bordo di una moto. Quel che fa paura è che la sparatoria è avvenuta in un momento in cui, essendo sabato notte, il locale era ancora frequentato da persone, oltre che naturalmente dal titolare e dai suoi dipendenti. Un fatto di una violenza inaudita che poteva avere conseguenze ben più gravi, oltre ai danni ingenti prodotti alla gelateria.

Un atto terribile che somiglia più al terrorismo e che stupisce e pone molte domande sul perché la ‘ndrangheta, che di solito preferisce evitare azioni del genere in pubblico e in maniera così esposta, abbia ordinato questa azione. La polizia e tutti gli inquirenti si dicono convinti che si tratti di una chiara intimidazione di matrice mafiosa e che la gelateria in questione sia stata presa di mira da coloro che si credono sempre al di sopra della legge e pensano di poter comandare e agire indisturbati. A qualsiasi ora, in qualsiasi modo, in qualunque luogo.

Reggio Calabria, dunque, è tornata a tremare. Ma quel che fa più rabbia, come accennato prima, è l’idea che la gente (reggina e non) possa farsi della stessa città. Fa male pensare che non si possa nemmeno uscire il sabato sera a prendere un gelato o che le vie della città siano troppo pericolose poiché un criminale, in qualunque momento della giornata, potrebbe decidere di porre in essere la sua azione intimidatoria e violenta, fregandosene del rischio di fare vittime innocenti. Reggio Calabria  non merita questo, non merita nemmeno di dover essere sotto il tiro delle ‘ndrine da troppo tempo.

Quando si parla di racket, di commercianti costretti a chiudere o a vivere con la scorta, un misto di collera e tristezza tende ad avvolgerci perché è chiara la sconfitta di tutti quanti; quando è il cittadino normale ad essere colpito, quando tutto ciò avviene nel bel mezzo di una chiacchierata fra amici o tra semplici persone, significa che il limite è stato più che oltrepassato e la risposta deve essere dura.

La speranza, quindi, è che le forze di polizia riescano a definire in maniera più chiara chi ha dato l’ok ad un’azione così sconsiderata e dal forte valore simbolico, perché il messaggio dei clan è chiaro: facciamo quel che vogliamo e quando vogliamo. Ci auguriamo che li si possa smentire pesantemente. Peraltro, solo poche ore prima di quel vile assalto alla gelateria, alcuni giovani esponenti della malavita reggina erano stati raggiunti da mandati di custodia cautelare con diverse accuse (tra cui, ovviamente, quella di associazione di tipo mafioso). Le forze dell’ordine dunque sono riuscite a colpire e decimare una nuova, nascente generazione mafiosa, ma a quanto pare non è servito a scoraggiare chi, la notte stessa, ha voluto mandare un funesto avvertimento. E questo fa paura.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org